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Il prefetto aspirante sindaco, nonchè spasimante di Lucille, vuole però dare la caccia al misterioso mostro comparso nei cieli di Parigi.
Lotta fino all'ultima stilla di sudore.
Diciamolo subito: Un mostro a Parigi non rimarrà scritto a caratteri indelebili nella storia del cinema d'animazione.
Ma è un prodotto degnissimo di una visione, molto relaxata e accompagnata dai bimbi che troveranno motivi sufficienti per divertirsi.
Il film di Bibo Bergeron, regista per Dremaworks , ma stavolta tornato in patria per raccogliere l'invito di Luc Besson ( si, c'entra pure con questo film! è ormai come il prezzemolo sta dappertutto) per lanciarsi in questa megaproduzione d'animazione, imdb.com parla di un budget di 25 milioni di euro, mostruoso per il cinema europeo, vorrebbe mettersi in concorrenza con gli analoghi prodotti americani ma la sensazione è che ancora ci sia una certa distanza.
E' bello il tratto curvilineo del disegno, ironico e vagamente caricaturale, riusciti molti scenari della Ville Lumière con accostamente cromatici veramente accattivanti, eccezionali alcuni particolari come la sciarpa verde di Emile o il cappotto di paglia di Raoul, ma siamo ancora indietro con le espressioni facciali piuttosto fisse e con l'aspetto generale del film piuttosto spartano rispetto agli analoghi hollywoodiani.
In più di un'occasione si ha la sensazione che c'è un'attenzione al dettaglio quasi maniacale a tutto quello che è in primo piano mentre quello che è sullo sfondo e comunque meno sotto i riflettori, ha un livello di accuratezza molto più basso.
Ciò vale per la città che diventa grigia man mano che ci si allontana dal punto focale dell'inquadratura o per quelle strade inspiegabilmente sgombre durante le numerose scene di inseguimento: pochi passanti, poche macchine, poco di tutto insomma.
Interessante la scelta di racchiudere i numeri musicali nelle esibizioni della cantante Lucille e della pulce formato gigante. In questo modo la colonna sonora si integra alla perfezione con la narrazione per il resto un po' dispersiva perchè alla fine non c'è un protagonista vero e proprio che ruba la scena agli altri.
E comunque le canzoni hanno un loro stile, di una certa raffinatezza che esula dalle melodie smielate dei film Disney.
Anche per quanto riguarda il doppiaggio va meglio del solito: l'unico neo è la voce di Arisa che quando canta sarà pure adeguata ma quando parla normalmente nun se po' senti'.
Sapere che poi nella versione originale c'è Vanessa Paradis aggrava il tutto.
Un mostro a Parigi è una favola che racconta di una città in ginocchio da cui si esce grazie al ballo e al canto.
Tra La bella e la bestia e Il fantasma dell'Opera è un filmetto -etto -etto accattivante per grandi e piccini.
Anche solo per questo merita la visione.
( VOTO : 6 ,5 / 10 )
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