Certi libri sono veramente illegibili.
I libri scolastici, per esempio: interminabili saggi, farciti di nomi e citazioni storiche di cuoriosa lettura. Inizialmente, affascinanti, come reliquie da museo, che perdono di fascino nella lettura.
Ci sono saggi, di indefinite pagine, che ti stanchi di as-saggiare. Stracolmi di trafiletti, ansterischi e virgolette che dichiarano l’autenticità del testo. Enormi giri di parole, brodi allungati e riscaldati due volte che mettono in dubbio le tue capacità comprensive. Frasi che ti slegano da un discorso per riportarti a un altro dal senso nascosto o poco definito.
Avverbi, articoli, virgole (utili per respirare!) e tempi morti (caratteristici dei saggi storici).
Una moltitudine di parole-concetto diversamente riassumibili in una parola: mucchio.
Sono i libri di cultura generale con cui “ti rifai il lessico”, da interpretare e studiare con cura. Saggi che in quanto saggi sono indiscutibili.
Eppure in un periodo di evoluzione tecnologica e di informazione, nel quale predomina la tanto citata “sintesi“, le case editrici dei libri scolastici, dovrebbero riunire un mucchio di scrittori in grado di ridurre all’essenziale un libro di mille pagine. Il vantaggio? Più laureati, meno laureandi.
Per cui, riassumete, che non tutto serve nella vita (in questi casi!).