Un museo contro le fazioni simmetriche

Creato il 23 dicembre 2011 da Gadilu

Nel supplemento culturale “La lettura” del Corriere di domenica scorsa si poteva leggere un titolo eloquente: “Serve un museo sul fascismo (senza apologia)”. A tutt’oggi, rilevava Dino Messina nell’articolo, bisogna registrare il fatto che su quest’epoca cruciale della storia novecentesca italiana non si sia ancora provveduto a creare un’istituzione museale nella quale raccogliere fotografie, opere d’arte, documenti filmati e altri reperti in modo da offrire ai potenziali visitatori un’immagine a tutto tondo di ciò che il fascismo ha “oggettivamente” rappresentato.

Non è detto però che le note restino dolenti. Messina accennava poi a Marco Pizzo, direttore del Museo del Risorgimento di Roma, il quale ha recentemente espresso più volte l’idea di dar vita a un progetto analogo a quanto compiuto in Germania, precisamente a Bonn, dove l’anno scorso fu allestita una mostra di grande successo su Hitler all’interno del Museo di Storia nazionale.

Sarebbe bene che ciò potesse realizzarsi senza troppe difficoltà burocratiche. Soprattutto senza alzare il solito polverone di natura ideologica. Comunque, almeno per una volta, potremmo proprio essere noi, qui a Bolzano, a porre la prima pietra di un simile percorso della memoria. Proprio noi, occorre specificare, così a lungo bloccati da inibizioni e reticenze ostinate, tanto da rendere anche i più ottimisti parecchio scettici sulla possibilità di liberarci dalle polemiche alle quali ci siamo purtroppo persino assuefatti.

Se, come pare, il restauro della cripta del Monumento alla Vittoria andrà in porto, consentendo di alloggiarvi la documentazione necessaria alla sua interpretazione e contestualizzazione, la situazione potrebbe evolversi. Penso in particolare diventerà finalmente concreta la speranza, finora sempre delusa, di mettere a tacere le fazioni che hanno cercato di trarre il massimo profitto dalla sopravvivenza delle velenose contrapposizioni risalenti alla loro diversa ma speculare impostazione nazionalistica.

A tale proposito occorre essere molto chiari. In tutti questi anni ha sparso veleno sia chi si è adoperato al fine di cancellare ogni traccia delle opere d’ispirazione fascista edificate in provincia di Bolzano (spesso in nome di un antifascismo di maniera e pretestuoso), sia chi ha affermato che non si può toccare niente, che la storicizzazione consiste semplicemente nel tempo che passa e che nessun intervento dovrebbe quindi alterare quanto ci è stato tramandato (manifestando così la propria incapacità di prendere le distanze da ciò che quell’ingombrante reperto rappresenta).

Sì, l’apertura di un Museo del fascismo, necessaria in Italia, a Bolzano è addirittura indispensabile. E direi anche non più rimandabile.

Corriere dell’Alto Adige, 23 dicembre 2011


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