Un’occasione unica a Santa Margherita di Belice che premia gli sforzi organizzativi di Gioacchino Lanza Tomasi, Tanino Bonifacio e l’attiva macchina organizzatrice del Premio Tomasi di Lampedusa. Quest’anno il premio è stato assegnato allo scrittore peruviano autore del romanzo “Il sogno del Celta”. Vargas Llosa è uno scrittore autentico, impegnato, colto e raffinato. “Il sogno del Celta” segna una tappa fondamentale nel cammino culturale di Vargas Llosa che, ne siamo certi, è stato premiato anche per l’attività critica e saggistica svolta sul romanzo “Il Gattopardo”, oggetto di un’esegesi attenta ed introspettiva nel saggio “La verità delle menzogne”. I quotidiani di oggi, tredici agosto, erano pieni di riferimenti al Premio ed allo scrittore peruviano che non ha bisogno, comunque, di presentazioni. La conferenza stampa tenuta a Palermo ha sapidamente condito le domande – a tratti quasi impertinenti – rivolti dall’ampio parterre di giornalisti intervenuti a Casa Tomasi, nella ricca e bellissima biblioteca dei padroni di casa, con risposte attente, impegnate e profonde. Ritengo che il decennale del Premio ha segnato una svolta importante nella storia di questo evento culturale che, negli anni, complice una sapiente, attiva ed entusiasta macchina organizzativa, è cresciuto sino a rappresentare, nel panorama letterario nazionale, un punto di riferimento “pulito” e colto, un momento di riflessione pura sulla letteratura, anche internazionale, tanto bistrattata ed inquinata da fenomeni di puro marketing o di operazioni meramente commerciali, lontani da quello spirito e da quella musa che hanno ispirato i grandi del passato. E’ questo anche il senso di alcune affermazioni di Vargas Llosa che non ha mancato di stigmatizzare che l’impegno di molti scrittori contemporanei va verso una letteratura “leggera”, commerciale, lontana dalla profondità e, perché no, dalla novità e dalle contraddizioni che fecero, ad esempio, del romanzo “Il Gattopardo” un’avanguardia culturale assai più concreta e proficua di effimere produzioni artistiche a lui contemporanee, la cui memoria si è perduta nel tempo.By Michele Barbera
Un nobel a santa margherita belice: il premio tomasi di lampedusa allo scrittore mario vargas llosa
Creato il 13 agosto 2013 da MichelebarberaUn’occasione unica a Santa Margherita di Belice che premia gli sforzi organizzativi di Gioacchino Lanza Tomasi, Tanino Bonifacio e l’attiva macchina organizzatrice del Premio Tomasi di Lampedusa. Quest’anno il premio è stato assegnato allo scrittore peruviano autore del romanzo “Il sogno del Celta”. Vargas Llosa è uno scrittore autentico, impegnato, colto e raffinato. “Il sogno del Celta” segna una tappa fondamentale nel cammino culturale di Vargas Llosa che, ne siamo certi, è stato premiato anche per l’attività critica e saggistica svolta sul romanzo “Il Gattopardo”, oggetto di un’esegesi attenta ed introspettiva nel saggio “La verità delle menzogne”. I quotidiani di oggi, tredici agosto, erano pieni di riferimenti al Premio ed allo scrittore peruviano che non ha bisogno, comunque, di presentazioni. La conferenza stampa tenuta a Palermo ha sapidamente condito le domande – a tratti quasi impertinenti – rivolti dall’ampio parterre di giornalisti intervenuti a Casa Tomasi, nella ricca e bellissima biblioteca dei padroni di casa, con risposte attente, impegnate e profonde. Ritengo che il decennale del Premio ha segnato una svolta importante nella storia di questo evento culturale che, negli anni, complice una sapiente, attiva ed entusiasta macchina organizzativa, è cresciuto sino a rappresentare, nel panorama letterario nazionale, un punto di riferimento “pulito” e colto, un momento di riflessione pura sulla letteratura, anche internazionale, tanto bistrattata ed inquinata da fenomeni di puro marketing o di operazioni meramente commerciali, lontani da quello spirito e da quella musa che hanno ispirato i grandi del passato. E’ questo anche il senso di alcune affermazioni di Vargas Llosa che non ha mancato di stigmatizzare che l’impegno di molti scrittori contemporanei va verso una letteratura “leggera”, commerciale, lontana dalla profondità e, perché no, dalla novità e dalle contraddizioni che fecero, ad esempio, del romanzo “Il Gattopardo” un’avanguardia culturale assai più concreta e proficua di effimere produzioni artistiche a lui contemporanee, la cui memoria si è perduta nel tempo.By Michele Barbera
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