oggi vi presento un thriller. Un vero giallo in puro British style con tanto di magione dispersa nella campagna inglese e duplice efferato omicidio. Sophie Hannah ci regala un'altra storia raffinata e ricca di dettagli, in cui nulla è lasciato al caso, in cui le voci narranti si intrecciano fino a dare una visione d'insieme inquietante e insieme ricca di fascino.
E allora... TRAMA!
RECENSIONEDa tempo non leggevo un thriller così ben scritto. La mia personale pusher di libri nonché owner di questo blog, mi ha accontentato inviandomi questo giallo che mi ha coinvolto ed entusiasmato, cosa non da poco, visto che sempre più spesso è difficile per me trovare thriller davvero coinvolgenti.
Elemento essenziale del successo di questo volume è lo stile fluido dell'autrice. La Hannah usa un triplice punto di vista per narrare la vicenda: quella di Sally Thorning, protagonista e voce narrante in prima persona; quella del narratore in terza attraverso cui conosciamo l'evoluzione della vicenda e quella di Charlie Zailier e Simon Waterhouse, la coppia di detective chiamati a sbrogliare la matassa, che è bella complicata.
Un omicidio-suicidio. La mamma, la bella, ricca e premurosa Geraldine Bretherick uccide la figlia Lucy e poi si suicida. C'è abbastanza da lasciare l'opinione pubblica sotto choc e da far scatenare gli psichiatri di turno. La notizia passa al telegiornale ed è lì che l'ascolta Sally Thorning, mamma stressata in carriera con due figli piccoli e un marito distratto. C'è il solito rituale del dolore: le immagini dei corpi, l'intervista al vedovo affranto. Solo che qualcosa non va per il verso giusto. Perché Mark Bretherick non è davvero chi dice di essere. Perché Sally ha avuto una sorta di relazione con un uomo che diceva di chiamarsi così, una settimana di follia in un albergo di lusso in occasione di un soggiorno di lavoro... e non era lui. La cosa è già abbastanza inquietante ma non è il solo elemento che sconvolge la donna: alcune ore prima qualcuno ha cercato di ucciderla simulando un incidente stradale. Sconvolta, manda una lettera anonima alla Polizia ma ottiene solo di complicare l'iter investigativo, già abbastanza complesso.
I detective che devono occuparsi del caso trovano sul computer di Geraldine un diario. Questo rappresenta la quarta voce narrante del romanzo: si tratta di pagine asettiche, dove la donna descrive il suo stato di profonda rabbia e frustrazione verso una figlia invadente e viziata. Lì, la premurosa madre di Lucy si trasforma in una sorta di arpia crudele che gode a mortificare e spaventare la bambina che chiede attenzione.
Ma, nello stesso momento, Sally cerca di comprendere davvero chi sia l'uomo con cui ha vissuto quel colpo di follia: prima si reca nella villa dei Bretherick, dove comprende che il vedovo che ha visto in televisione è davvero Mark Bretherick e che qualcun altro deve essersi spacciato per lui in quell'albergo; poi, agendo d'impulso, ruba delle cornici con delle foto di Geraldine e Lucy.
Sono le foto a riservare la sorpresa più grande. Dietro quelle delle due Bretherick ve ne sono altre due: un'altra donna, un'altra bambina. Il luogo della foto è lo stesso, l'uniforme scolastica delle piccole è identica, ma si tratta di persone differenti. Sally ormai non sa più cosa pensare così decide di recarsi alla scuola di Lucy per cercare di scoprire di più... e lì si svelerà un altro tassello del mistero. Un'altra coppia di madre e figlia, Encarna Oliva e sua figlia Amy. Sparite, forse in Spagna, paese di origine della donna.
Sull'altro fronte, il computer di Geraldine sforna pagine grondanti rabbia verso la figlia e il marito, in un crescendo di odio che avrebbe potuto spiegare l'omicidio della piccola. Eppure questo dato così lampante con convince Mark, il marito, e nemmeno Simon Waterhouse, uno dei poliziotti incaricati delle indagini che decide di battere una pista differente...
Ma non è questo, almeno a mio avviso, il pregio maggiore del libro. E' l'incredibile realismo con cui le emozioni vengono descritte ad essere la marcia in più di questo thriller. Prendiamo Sally Thorning come esempio: una madre che lavora e che è esausta a causa di due figli piccoli che adora ma vorrebbe poterli spegnere con un telecomando, solo per potersi rilassare, almeno un po'. Invece, giunta a casa deve preparare la cena, mettere in ordine, giocare un po' con i piccoli, occuparsi dei pasticci fatti dal marito... Sensazioni descritte con una vividezza incredibile. Sally adora i suoi figli e ama davvero il marito, ma è stanca. Esaurita. Nessuno lo capisce e lei per prima non ha il coraggio di chiedere aiuto; del resto, sa che suo marito non è in grado di aiutarla perché... non ce la fa. Ed è per questo che compie l'unico errore di tutta la sua esistenza di moglie e di madre: una settimana di sesso, relax e massaggi con uno sconosciuto. Tornerà a casa rinata, con nuova energia, ma quel tradimento avrà per lei un costo altissimo. Questo binomio senso di colpa/ bisogno di tempo per se stessi domina tutto il narrato di Sally e porta per mano il lettore nella mente di una donna che è costretta quasi ad annullarsi per conciliare famiglia, matrimonio e carriera, che arriva alla fine della serata talmente distrutta da non riuscire quasi a pensare.
Dall'altra parte troviamo il diario di Geraldine (che riserverà più di una sorpresa per il lettore) . Rappresenta, in una certa misura, l'altra faccia della medaglia, il brutto della maternità. Geraldine non sopporta la figlia: Lucy l'ha letteralmente vampirizzata, togliendole indipendenza ed energia.La donna dimostra al mondo un'apparenza da madre perfetta e amorevole, salvo descrivere sul diario scene e comportamenti grondanti crudeltà e astio verso la figlia. La vividezza con cui l'Autrice descrive i percorsi tortuosi della mente di Geraldine sono perfetti, da manuale di scrittura. Taglienti come rasoi, scritti per far male.
Sophie Hannah è una maestra nell'usare i diversi registri narrativi per caratterizzare i personaggi e le situazioni: mentre la prosa di Geraldine è cruda, asettica e con una punteggiatura ridotta all'osso, le porzioni di romanzo affidate a Sally hanno un ritmo più nervoso, sincopato, quasi confuso che rende benissimo l'idea della quantità di stress cui la donna è sottoposta. La narrazione che ha come protagonisti la squadra di detective è pulita, incalzante ma non rapida, e procede per scatti in avanti, attraverso un uso curatissimo dei dialoghi.
Altro punto di forza del romanzo sono le ambientazioni. Non vi sono lunghe descrizioni, eppure con pochi efficaci tocchi, l'Autrice descrive il piccolo universo caotico di Sally, l'aplomb perfetto della casa dei Bretherick, il grigio stantio della stazione di Polizia, la solitudine squallida dell'appartamento di Charlie...
Per concludere, credo che questo, più di altri, sia un romanzo sulle dinamiche familiari e in particolare sul ruolo che una donna riveste nella società odierna, sul fatto che sia sempre e comunque schiacciata da obblighi sociali e culturali che determinano un senso di colpa crudele nel momento in cui essa viene meno al suo dovere di madre-nutrice. Penso di aver colto questo messaggio tra le righe del romanzo: una donna deve avere il coraggio di chiedere aiuto. Ha il dovere di responsabilizzare chi le sta attorno (o di provarci) e di salvaguardare la propria persona dall'eccesso di responsabilità. Un messaggio che, personalmente, ritengo di fondamentale importanza.
L'AUTRICE:
Sophie Hannah ha trentatré anni e vive nello Yorkshire con il marito e i due figli. È poetessa e autrice di racconti che le hanno valso premi prestigiosi, tra cui il Daphne Du Maurier Festival Short Story Competition. Non è mia figlia è il suo primo romanzo ed è stato un caso editoriale in Inghilterra, dove ha superato le centomila copie ad appena un mese dall'uscita
Sito web: http://www.sophiehannah.com/