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Un nuovo presidente per l’Afghanistan: un potere a metà ma c’è firma del BSA
Creato il 29 novembre 2014 da Asadi Claudio Bertolotti articolo pubblicato su CeMiSS - Osservatorio Strategico - Sotto la Lente (pp. 73-77) 29 settembre – Dopo una campagna elettorale particolarmente difficile e un ancor più difficile conteggio (e riconteggio) delle schede elettorali, Ashraf Ghani è oggi il nuovo presidente della Repubblica islamica dell’Afghanistan e, nel rispetto degli accordi tra le parti, Abbullah Abdullah – suo avversario nella competizione elettorale – è stato nominato Chief Executive Officer. Abbullah va così a ricoprire una posizione che formalmente non è prevista dall’ordinamento afghano ma che si è palesata come unica alternativa al collasso politico e al rischio di guerra civile tra i due principali blocchi etno-politici: il macro-gruppo dei pashtun e l’alternativa dei non-pashtun. Non ha vinto la democrazia poiché la soluzione di compromesso tra i principali gruppi di potere ha portato a una divisione formale delle prerogative e delle responsabilità costituzionalmente spettanti al Presidente, ma ha prevalso il principio della ricerca della stabilità, almeno sul breve periodo. In occasione del discorso inaugurale del nuovo presidente, un appello alla pacificazione è stato indirizzato ai principali gruppi di opposizione armata afghani – i taliban e Hezb-e-Islami di Gulbuddin Hekmatyar – affinché si giunga a un accordo negoziale finalizzato alla conclusione delle conflittualità: una conferma formale di quanto energicamente annunciato da Ghani durante il periodo della campagna elettorale. Un percorso difficoltoso quello della nuova leadership afghana, che sarà reso più difficile dalla grave situazione economica in cui si trova il paese, dalla limitata capacità funzionale dell’apparato statale, dalla corruzione endemica, dai concreti limiti delle forze di sicurezza nazionali, dall’offensiva efficace dei gruppi di opposizione armata (taliban in primis). Un importante atto formale è stata la firma del Bilateral Security Agreement tra Stati Uniti e governo afghano; da gennaio 2015 la presenza militare statunitense sarà dunque legittimata. Parallelamente anche la NATO ha firmato lo Status of Forces Agreement (SOFA) sulla base del quale le truppe dell’Alleanza Atlantica rimarranno in Afghanistan al termine della missione ISAF (dicembre 2014) dando il via all’impegno “Resolute Support Mission” incentrato sull’addestramento e sul sostegno alle Forze di sicurezza afghane. Immediata la reazione dei taliban che hanno portato a compimento una serie di attacchi suicidi il giorno stesso dell’insediamento del nuovo presidente e hanno formalmente condannato la firma del BSA a cui si opporranno proseguendo i combattimenti sul campo di battaglia.
scarica la pubblicazione completa CeMiSS - Osservatorio Strategico - Sotto la Lente Nello stesso numero anche "L’ISIS in Libano: la forza dellaminaccia terrorista nel Mediterraneo"
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