Il fatto è questo, mio padre, che io credevo indistruttibile è rimasto bloccato con la schiena e quindi stamattina, visto che secondo il suo calendario la luna è giusta, sono stato reclutato a forza per il rituale delle damigiane di vino e relativa imbottigliatura.
Siamo andati alla cantina sociale alle 8 ed abbiamo preso 5 dame di lambrusco (che ho caricato in macchina dopo aver sputato i polmoni), e poi siamo andati a casa per completare l’opera.
L’avete mai fatto?
Si mettono le damigiane sul tavolo, ci si mette dentro un tubo e poi si ciuccia.
Ovviamente l’addetto al ciuccio ero io.
Visto che gli attrezzi di famiglia hanno minimo 40 anni e non si usa nessuna pompa manuale, a forza di succhiare dal tubo, prima di riuscire a far partire il flusso di vino, minimo due bicchieri a damigiana me li sono sgolati. Così, giusto per gradire.
Una volta partito il flusso, il tubo va attaccato alla riempitrice e poi via di bottiglie.
Riempitrice
E’ stato molto divertente, mi sono ricordato di quando da piccolino lo facevamo insieme allo zio Peppo, che aveva una sorta di regola per cui, ogni 20 bottiglie riempite, si doveva bere un cicchettino di ristoro.
Stamattina abbiamo fatto la stessa cosa e, come risultato, alle 9 io e mio padre eravamo due burloni che si stavano raccontando delle barzellette su Berlusconi.
Io riempivo le bottiglie, mio padre le tappava con quella macchinetta che mi piace un casino, e poi le bottiglie venivano disposte in maniera ordinata sullo scaffale.
Tappatrice
Alle fine, con le unghie tinte di blu dal lambrusco e quell’aria leggera che regala il vino, abbiamo messo via il tutto, riportato le dame vuote alla cantina ed abbiamo pranzato insieme.
Ovviamente cucina super campagnola: tortelli ed insalata di manzo, fagioli e cipolla.
Adesso ho un solo problema, riuscire ad affrontare il pomeriggio al lavoro senza cadere addormentato dietro al bancone.
Burp!