E’ anche possibile che tutta la mia vita
a sorsate di anni
sia solo un tentativo di farmi conoscere
da te
24 luglio 2087, Romagna, sera, un po’ dopo il tramonto, i pini resinosi
Non poteva vomitare dentro la tomba, che poi era solo un buco nel terreno con un cadavere dentro. C’era il prete, però. Si chinò a guardare nella macchia di buio più scuro, non vide niente e si tirò indietro barcollando.
– Era una troia ma è morta bene – disse qualcuno. Non il prete.
Lena drizzò le orecchie. Non pioveva, anzi, era una di quelle sere d’estate con un venticello dolce e il cielo blu cobalto. Chissà quanti ne aveva visti di quei cieli la Gramigna, a pancia in su in camporella. Si era data quel soprannome da sola, la Gramigna, perché ne aveva passate tante ma era ancora lì. Fino a quando non si era impiccata al noce, povera crista.
– Ash, vieni? – chiese la Reba che saltellava da un piede all’altro. Forse doveva fare pipì.
Lena si voltò di scatto a controllare suo padre. Non aveva sentito, stava parlando col prete.
– Non chiamarmi così quando c’è lui.
La Reba scosse la testa. – Allora vieni?
– E’ assolutamente necessario?
Si sentì prendere per mano e condurre lontano dalla tomba, verso un grande pino mezzo secco.
– Non mi dovresti trattare con condiscendenza, solo perché sono ubriaca a un funerale – ridacchiò.
– Oh, Ash, cosa non si fa per te – disse la Reba mollandola a sedere accanto ad Anna che era già lì da un pezzo, probabilmente.
– Già, Ash, cosa non si fa per te – disse Anna cambiando posizione. Le ginocchia risaltavano come vette alpine su una valle fiorita. Lena distolse lo sguardo.
– Stronze – bofonchiò. Allungò una gamba, si frugò in tasca e ne estrasse un piccolo sacchetto di plastica. – Sono nuovi.
La Reba sgranò gli occhi e le strappò di mano il sacchetto, poi la guardò malissimo, ma lentamente.
– Ma ce la fai? Te non sei normale.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo risuonò nell’aria e tutti smisero di parlare.
– Amen – sussurrò Lena automaticamente. Torse il busto per guardare il prete. Aveva un altarino portatile.
Riprese i cristalli dalla Reba e ne masticò un paio, li aveva fatti così, da ingestione. Secondo lei erano una figata. Si accorse che Anna la guardava sospirando e ruotò ancora un pochino su se stessa per darle la schiena. Ora vedeva bene Padre Giulio, che aveva tutto il suo rispetto perché era un rinomato antifascista e soprattutto stava facendo un funerale cattolico a una morta suicida, rischiando grosso, anche. Una volta gli aveva chiesto: – Ma Dio è antifascista, vero Padre? – e lui le aveva detto: – Dio non lo so, ma io sicuramente.
… to be continued ;)