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Un'occasione perduta

Da Silviapare
Ieri sera sono uscita a bere un aperitivo. Un gruppetto di persone, un tavolino all'aperto, per me un prosecco, grazie. Una scena normale, quattro chiacchiere inutili per passare il tempo.Arriva il solito venditore di cianfrusaglie. Probabilmente del Bangladesh, non so, non l'ho guardato bene. Ha uno stupido ventilatore di plastica con una lucina rossa, e poi ha tante altre cianfrusaglie appese al collo. Non so, non l'ho guardato bene. Dico subito il mio solito "no grazie" con un sorriso gentile e sbrigativo e continuo a parlare. Ma lui non se ne va. Resta lì, con il suo stupido ventilatore di plastica. Nessuno lo guarda. Tutti continuano a parlare. Qualcuno spara una balla irritante del tipo "non ho moneta, ti darei una moneta se l'avessi". Irritante. Sono a disagio. Ma continuo a non guardarlo. Dico ancora "no grazie", qualcun altro lo dice. Ma lui non si muove, resta lì, ti spinge sotto il naso quel brutto ventilatore. E nessuno lo guarda. E io li trovo sempre più irritanti, eppure non lo guardo neanch'io. Voglio solo che se ne vada. D'un tratto bere un aperitivo mi sembra una cosa vergognosa, un insulto a quest'uomo che se ne sta zitto accanto al mio tavolo, carico di stupida paccottiglia. Eppure non lo guardo, non gli parlo, aspetto che se ne vada. Quando finalmente se ne va mi giro a guardarlo per un istante. Cammina piano, con il suo carico di paccottiglia inutile.Avrei potuto invitarlo a sedersi, chiedergli come si chiamava, offrirgli un aperitivo. Avrei potuto chiedergli chi era. Invece l'ho guardato andar via.

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