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Un’opera d’arte al mese #2: La colazione dei canottieri

Creato il 25 dicembre 2014 da Ilariagoffredo

Salve amici,

oggi vi auguro buon Natale con il secondo appuntamento della rubrica Un’opera d’arte al mese. Ho scelto per l’occasione un quadro che trasmette l’allegria dei conviti e delle atmosfere di festa. Chi ha perso il primo appuntamento (Lo stagno delle ninfee di Monet) e l’introduzione alla rubrica, trova tutto qui.

 

Titolo del dipinto

La colazione dei canottieri

Artista

Pierre-Auguste Renoir

Anno di realizzazione

1881

Dimensioni

130 x 173 cm

Tecnica

Olio su tela

Dove si trova

Phillips Collection, Washington, D.C.

Curiosità

La ragazza che nel quadro è seduta al tavolo e gioca con il cane è Aline Charigot, conosciuta da Renoir nel 1880. Sebbene lui avesse vent’anni più di lei nel 1890 i due si sposarono e negli anni successivi ebbero tre figli. Uno di questi, Jean, divenne uno dei più grandi registi di tutti i tempi.

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Il dipinto

Il dipinto del movimento impressionista che meglio esprime la joie de vivre, è probabilmente La colazione dei canottieri. L’opera raffigura la gaia scena di un gruppo di amici che si godono il giorno libero in compagnia. Il dipinto accosta alcuni elementi del nuovo stile di vita parigino: l’allegria delle domeniche estive unita alla mescolanza di classi sociali diverse in armonia tra loro. Sono presenti infatti una cucitrice, un’attrice, un collezionista aristocratico, due canottieri e un uomo ricco che, così insieme, sembrano rappresentare l’ideale francese di libertà, uguaglianza e fraternità.

La colazione dei canottieri è l’opera successiva a un’altra, Ballo al Moulin de la Galette. Quest’ultima fu realizzata due anni prima secondo il vero stile impressionista: sul luogo, all’aria aperta e con pennellate molto veloci. La delusione per la pittura all’aria aperta e le pesanti critiche ricevute indussero Renoir a modificare leggermente il proprio stile. La colazione dei canottieri infatti è stata dipinta all’interno e le figure sono tracciate in maniera più decisa.

 

L’autore

renoir

Pierre-Auguste Renoir (Limoges 1841 – Cagnes-sur-Mer 1919), pittore francese, tra le figure principali del movimento impressionista. Nato da padre sarto e madre operaia, si formò come decoratore a Parigi, dove la famiglia si era trasferita, occupandosi dapprima di porcellane, quindi di ventagli e tessuti.

Nel 1862 si iscrisse all’Ecole des Beaux-Arts, seguendo i corsi del pittore svizzero Charles Gleyre; presso lo studio di quest’ultimo conobbe Claude Monet, che insieme a Gustave Courbet esercitò una profonda influenza sui suoi esordi pittorici. Negli anni seguenti strinse amicizia con Alfred Sisley, Frédéric Bazille, Camille Pissarro, ed entrò in contatto con importanti esponenti del mondo culturale parigino quali Zola, Huysmans, Baudelaire, Nadar. Studiò con impegno e passione i maestri del passato, copiando le loro opere al Louvre (predilesse Fragonard, Boucher, Watteau, maestri della luce e dell’uso sensuale del colore), e guardò con interesse ai grandi contemporanei, in particolare a Eugène Delacroix e a Jean-Auguste-Dominique Ingres.

GLI ESORDI

Accolto per la prima volta al Salon nel 1864 con Esmeralda che danza, opera non lontana dai canoni accademici, passò presto a una più decisa sperimentazione pittorica, dipingendo en plein air nella foresta di Fontainebleau insieme agli amici che più tardi saranno riconosciuti come impressionisti. La prima testimonianza significativa di questa ricerca pittorica è La locanda di Mère Anthony, una scena d’interno, nella quale si ravvisa il modello di Courbet e Diaz de la Peña; seguirono i paesaggi e i soggetti all’aperto sui quali si cimentava insieme a Monet, come La Grenouillère (1869, in tre versioni: Nationalmuseum, Stoccolma; collezione Reinhart, Winterthur; Museo Puškin, Mosca) e Vele ad Argenteuil (1874, Museum of Art, Portland).

Nel 1874 Renoir partecipò alla prima mostra della neonata Société Anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveurs, allestita nello studio del fotografo Nadar, insieme a Monet, Degas, Sisley, Cézanne, Morisot, Boudin, Pissarro; mostra che passò alla storia come la prima esposizione degli impressionisti; tra le sue tele spiccava Il palco, conservato presso le Courtauld Institute Galleries di Londra. L’esposizione inaugurò il periodo delle sue opere più celebri, tra cui Le Moulin de la Galette (1876, Musée d’Orsay, Parigi), eseguita en plein air, straordinaria per i vibranti effetti di luce che definiscono il movimento del ballo e la vivacità della folla.

IMPRESSIONISMO E TRADIZIONE

Parallelamente alla sua produzione impressionista, Renoir continuò a praticare una pittura per molti versi più tradizionale, nella quale un ruolo fondamentale è ancora riservato alla linea e al disegno, pur non disgiunti da una sapiente sperimentazione sul colore. Grande successo riscosse il pittore presso la borghesia parigina con il genere del ritratto: tra le tele più celebri, vanno ricordate Madame Georges Charpentier con i figli (1878, Metropolitan Museum of Art, New York) e Jeanne Samary (1879, Musée d’Orsay), entrambe ammesse ai Salon ufficiali.

Gli anni Ottanta, inaugurati con la famosa Colazione dei canottieri (1880-81, Philips Collection, New York), furono per Renoir anni di viaggi, di scoperte e di conferme. Fu in Algeria e poi in Italia, dove rimase folgorato dall’eleganza e dall’equilibrio di Raffaello. Quindi nel 1887 terminò la tela Le grandi bagnanti (1884-1887, Museum of Art, Philadelphia), accolta all’esposizione internazionale di Georges Petit: eseguita in studio, l’opera segna la netta presa di distanza dalla tecnica impressionista, proponendo un deciso recupero della linea, del contorno preciso, della forma classicheggiante riletta in chiave decorativa. Nel 1892 la grande retrospettiva delle opere di Renoir organizzata da Durand-Ruel attestava l’enorme riconoscimento di cui ormai godeva l’artista.

Negli ultimi vent’anni della sua vita, Renoir, colpito dall’artrite, continuò comunque a dipingere facendosi legare il pennello alla mano. La sua ricerca stilistica proseguì instancabilmente, alternando una tendenza idealizzante, in cui si avverte il richiamo a Ingres (espressa soprattutto nei nudi), a un appassionato studio sul colore, nel quale un ruolo fondamentale ebbe la riflessione su Tiziano. Le ultime Bagnanti (1918-19, Musée d’Orsay, Parigi) sono considerate, per resa plastica e attenzione alla materia cromatica, un’anticipazione del filone “classico” del Novecento, di cui furono interpreti, tra gli altri, Pablo Picasso e Giorgio de Chirico.

La corrente artistica

L’Impressionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, nata dal rifiuto delle tradizioni pittoriche e scultorie contemporanee, a soggetto classico o sentimentale, e dello stile promosso dall’Accademia di belle arti di Parigi, tecnicamente meticoloso e incentrato sul lavoro in studio. Per estensione, il termine “impressionismo” è stato applicato anche a certa produzione musicale dell’inizio del XX secolo. Tra i principali pittori impressionisti si ricordano Edgar Degas, Claude Monet, Berthe Morisot, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley e Jean-Frédéric Bazille.

I FONDAMENTI DELL’IMPRESSIONISMO

Tradizionalmente l’Accademia imponeva le direttive alle quali tutta l’arte francese avrebbe dovuto uniformarsi e allestiva le esposizioni del Salon di Parigi, organo ufficiale della promozione artistica e della formazione del gusto. Gli impressionisti rifiutarono questi dettami e queste costrizioni, preferendo ispirarsi alla natura e alla vita quotidiana piuttosto che alla classicità o alla storia aulica, e rigettando d’altra parte anche il sentimentalismo tardoromantico (vedi Romanticismo) allora in voga. Scelsero di lavorare all’aperto anziché in studio, interessandosi principalmente agli effetti della luce naturale.

Se la pratica accademica si fondava sull’accuratezza del disegno, la precisa descrizione dei dettagli, la perfetta definizione delle forme attraverso sfumature di colore e chiaroscuro, gli impressionisti, invece, elaborarono una tecnica pittorica in grado di riprodurre la percezione visiva del reale, nella quale i contorni non sono mai netti e i colori, colpiti dalla luce, appaiono vivi, spesso cangianti.

Il procedimento si fondava sulla stesura di brevi pennellate di pigmento puro, che giustapponevano perlopiù colori primari (rosso, giallo e blu), mettendoli in contrasto con i complementari (verde, viola, arancio ecc.): ne risultava un’immagine rozza e frammentaria se analizzata da vicino, ma straordinariamente efficace dalla consueta distanza d’osservazione, caratterizzata da una luminosità più accesa di quella solitamente prodotta mescolando i colori prima di applicarli alla tela.

FONTI: ENCARTA, CAPOLAVORI DELLA PITTURA

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