C’è il mondo, innegabile. C’è la società, di qualunque tipo sia, che suggerisce un’interpretazione del mondo, forse funzionale alla conservazione della specie, anche se così a occhio e croce non molto lungimirante. C’è, ecco, c’è l’interpretazione dominante. Ma a me, neanche a dirlo, i dominatori non hanno mai fatto simpatia, ho sempre preferito i perdenti. Tra Ettore e Achille non ho mai avuto dubbi, per esempio. E insomma anche qui, se si tratta di guardare l’interpretazione dominante devo ammettere, con razionale lucidità, che mi ripugna. E non parlo dei diritti umani calpestati, guerre ingiustizie ipocrisie. Parlo proprio dell’interpretazione dell’essere, che viene giorno dopo giorno suggerita da un sistema mastodontico che come una marea grigia inghiotte il pensiero divergente. Non vuole essere, questa, una critica politica o socio-economica basata sui soliti Francofortesi (grazie Dio per i Francofortesi, comunque, o meglio grazie ai Francofortesi per essere stati i Francofortesi). Vuole essere un’ostinata impertinente e senza ombra di dubbio fallimentare ricerca _ontologica?_ di un centro spostato, vuoto o comunque momentaneamente assente.