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"un ottimista razionale": quali limiti e confini alla speranza?

Creato il 12 ottobre 2013 da Alessandro @AleTrasforini
Quali futuri potrebbero attendere l'umanità intera ed il pianeta che ha il "difetto" di ospitarla?
Che destino potrebbe esserci in un mondo che, già oggi, sembra avere problemi di qualsivoglia tipo?
Economia divorata dalla speculazione finanziaria, decisioni politiche ridotte al lumicino, crisi che sembrano (volutamente?) senza fine e senza riscatto, ambiente svilito e massacrato, questioni di politiche energetiche mal discusse e/o affrontate, bombe sociali innescate e pronte all'esplodere in qualsiasi momento, [...].
Quanti potrebbero essere i problemi che affliggono questo mondo qualora qualcuno provasse ad enumerarli?
Si rischierebbe di non finire più la conta, probabilmente.
Quanto potrebbe contare la voce di una persona alternativa, qualora provasse ad essere ottimista sui destini che attendono umanità ed astronave Terra?
A questa domanda cerca di rispondere Matt Ridley nel libro "Un ottimista razionale - come evolve la prosperità", opera che sembra andare in netta controtendenza rispetto ad alcune delle 'mode pessimistiche' diffusamente presenti oggi. Per quali motivi riuscire ad essere ottimisti, nonostante qualche 'incidente di percorso' di troppo?
L'autore sembra essere, a questo proposito, assolutamente chiaro nel merito:
"[...]Secondo la teoria dell'ottimismo razionale il mondo uscirà dalla crisi attuale perchè i mercati di beni, servizi e idee permettono agli esseri umani di specializzarsi e scambiare i frutti del proprio lavoro con onestà e a beneficio di tutti. [...] questo non è un libro di lodi incondizionate o condanne inappellabili di qualsivoglia mercato, ma è un'indagine volta a dimostrare come il 'mercato' dello scambio e della specializzazione sia più vecchio e più equo di quanto si pensi, e a motivare l'ottimismo con il quale dovremmo guardare al futuro della razza umana.
Sopra ogni cosa, è un libro sui benefici del cambiamento.[...]
Sono un ottimista razionale. Razionale perchè non sono arrivato a posizioni ottimiste per indole o per istinto, ma esaminando le prove. [...] devo convincervi che il progresso della razza umana è un fenomeno positivo e che, nonostante la nostra tendenza a lamentarci, il nostro pianeta è un posto bellissimo in cui vivere, almeno per l'essere umano medio: lo è sempre stato, e lo è persino oggi, in un'epoca di profonda recessione; che il mondo è più ricco, più sano e persino più 'gentile' anche grazie al commercio, e non a dispetto di esso.
Poi intendo spiegare come e perchè sia diventato così.
Infine voglio capire se possa continuare a migliorare. [...]"
L'ottimista razionale (od aspirante tale) deve quindi partire dall'analisi reale dei fatti a tutto campo: dall'economia alla società, dall'ambiente al lavoro, dall'energia alla mobilità, [...].
Non è dunque un lavoro facile ed immediato: servono conoscenze, competenze, capacità di analisi, realismo, obiettività, consapevolezze e quant'altro di complicato da acquisire.
Queste qualità servono tutte contemporaneamente, ovviamente.
Serve averle a disposizione soprattutto in un mondo terribilmente complicato come quello contemporaneo, serve averle saldamente nelle mani in un momento nel quale l'estrema semplificazione rischia di essere l'arma più conveniente da utilizzare per la risoluzione dei problemi.
Il punto di vista fondamentalmente elaborato da Matt Ridley consiste in una visione "integrata" ed alternativa delle idee e dell'umanità stessa:
"In un periodo come questo [...] appellarsi all’ottimismo potrebbe sembrare [...] un gesto disperato.
Recessione, disoccupazione, redditi in picchiata, minore accesso ai servizi essenziali, magari anche il pensiero di qualche pandemia influenzale che si abbatterà su centri urbani inquinati e caotici.
In realtà [...] è solo una questione di prospettiva. Se riavvolgiamo il film dell’umanità fermandoci per esempio al XVII secolo [...] e consideriamo le condizioni di vita dell’epoca, il giudizio sulla situazione attuale cambia [...] in meglio. Certo le difficoltà del passato non azzerano quelle del presente, ma forniscono un motivo di ottimismo. Se come specie abbiamo superato momenti più difficili, anche per quello attuale troveremo le giuste soluzioni [...]. Dall’età della pietra a oggi abbiamo sperimentato un continuo miglioramento delle condizioni di vita grazie a innovazione, tecnologia, cultura, e alla nostra capacità di trasmetterla tra individui e generazioni, anche nei periodi che sembravano più bui.
[...] non dovremmo dubitare del fatto che questo possa avvenire anche oggi [...].
[...] quella di Ridley è una tesi basata su un ragionamento razionale che ha come sfondo numerosi episodi della storia umana degli ultimi 10.000 anni a partire dall’immagine fortemente simbolica di un mouse e di un’amigdala dell’età della pietra: due prodotti creati entrambi per essere usati con una mano, che tuttavia dimostrano l’estrema diversità tra l’esperienza umana del presente e quella del remoto passato.
Questa marcia verso la prosperità è merito della nostra evoluzione culturale, un processo che sarebbe impossibile senza lo scambio di idee, che per Ridley hanno un sesso.
Le idee cioè possono incontrarsi e accoppiarsi per dare vita a nuove idee, beni e servizi, tecnologie, possono disegnare nuovi scenari e sperimentano il setaccio di un processo di selezione naturale, alla fine del quale solo le più adatte sopravviveranno.[...]"
Saranno davvero lo scambio e la riproduzione delle idee a salvare l'umanità da quello che sembra essere un baratro sempre più rischioso ed inevitabile da intraprendere?
L'autore cerca di rispondere a queste domande attualizzandone riflessioni e discussioni attraverso vari capitoli che si richiamano a differenti epoche, fasi storiche e prospettive future:
  • Un presente migliore: l'oggi senza precedenti;
  • Intelligenza collettiva: scambio e specializzazione dopo 200mila anni;
  • La manifattura della virtù: baratto, fiducia e regole dopo 50mila anni;
  • Sfamarne nove miliardi: l'agricoltura dopo 10mila anni;
  • Il trionfo delle città: il commercio dopo 5mila anni;
  • In fuga dalla trappola di Malthus: la popolazione dopo il 1200;
  • La liberazione degli schiavi: l'energia dopo il 1700;
  • L'invenzione dell'invenzione: i rendimenti crescenti dopo il 1800;
  • Punti di svolta: il pessimismo dopo il 1900;
  • I due grandi pessimismi di oggi: l'Africa ed il clima dopo il 2010;
  • La catallassi: l'ottimismo razionale sul 2100.

Richiamando la storia dell'umanità per fasi storiche sarà forse possibile cercare di delineare al meglio quello che attende l'umanità nel futuro? La missione più importante consiste nell'essere sempre positivi, infrangendo quell'indole naturale al pessimismo che alle volte sembra avere la meglio.
Basterà solo osservare lo sviluppo dell'umanità su scala globale per accorgersi di avere davanti un futuro colmo di promesse che sapranno concretizzarsi al meglio?
L'incrocio e la riproduzione delle idee potranno salvare davvero il mondo?
Le condizioni iniziali che oggi permangono nel sistema sembrano essere divenute, nel tempo, spade di Damocle troppo pesanti per poter essere 'disinnescate' grazie al solo 'accoppiamento' di idee e di dati da interpretare correttamente.
Se la tendenza al miglioramento risulta essere per l'umanità 'positivamente spontanea', è davvero possibile immaginare un mondo migliorato rispetto al perdurante stallo odierno?
I concetti di crescita e prosperità sono piuttosto complessi, difficili da arginare e qualificare soprattutto alla luce di una società differenziata e radicata come quella contemporanea.
Rimangono ferme (e dimostrabili) convinzioni secondo cui, per fortuna o purtroppo, molte delle 'voci' afferenti al progresso finiscano per essere smontate e/o sminuite di fronte alla tragicità di alcuni problemi che oggi sembrano essersi accentuati o regolarizzati; quanti 'argomenti', dai cambiamenti climatici alle speculazioni finanziarie incontrollate, sembrano essere sfuggiti da un'idea di progresso e tutela del "bene comune"?
La testimonianza importante di un ottimista razionale resterà sempre 'lì', inossidabile ma assolutamente criticabile. Come collocare l'ottimismo razionale rispetto allo scetticismo costruttivo?
Come poter qualificare il progresso di una società a (s)vantaggio dell'astronave Terra che la ospita?
Alle generazioni umane (future) le ardue sentenze.

Per saperne di più:
"L'ottimista razionale", Le Scienze
(http://www.lescienze.it/edicola/2013/07/02/news/lottimista_razionale-1719565/)
"Bill Gates contro l'ottimismo", Il Post
(http://www.ilpost.it/2010/11/29/bill-gates-matt-ridley-ottimismo/)

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