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Un Paese di santi ma non di poeti e navigatori: la Slovacchia avrà la sua croce (ma solo sulle monete da due euro).

Creato il 19 giugno 2013 da Cagliostro @Cagliostro1743

Un Paese di santi ma non di poeti e navigatori: la Slovacchia avrà la sua croce (ma solo sulle monete da due euro).Alla fine gli slovacchi (ma alla fine tutti gli Europei) avranno la loro croce: sulle monete da due euro per commemorare il 1.150/o anniversario della cristianizzazione della terra slovacca ci sarà l’effige dei santi Cirillo e Metodio con l’aureola e la croce.
Proprio per la presenza dei due santi c’era stato un lungo braccio di ferro con la Commissione europea che, a seguito alle proteste di alcuni Stati membri, aveva chiesto di rimuovere i simboli religiosi: per questo motivo la moneta sarà messa in circolazione a luglio con due mesi di ritardo rispetto al previsto.
La contrapposizione avvenuta tra l’Europa e la Banca nazionale slovacca per la presenza dei due santi sulla moneta commemorativa è solo l’ultima di una serie di discussioni sul ruolo della religione all’interno dell’Unione Europea.
Come riporta il New York Times, Stanislav Zvolensky, l’arcivescovo cattolico di Bratislava, era terrorizzato quando, tre anni fa, era stato invitato a Bruxelles per discutere di misure contro l’Unione europea e si stupiva addirittura che gli era stato permesso di indossare il suo crocifisso.
La pace si è interrotta l’anno scorso quando la Commissione europea aveva chiesto alla Slovacchia di rimuovere l’effige dei due santi dalle monete commemorative da due euro: c’è da aggiungere che sarebbe stato difficile la rimozione dei due santi perché la rievocazione riguardava proprio l’arrivo dei monaci bizantini Cirillo e Metodio in Slovacchia 1.150 anni fa per cristianizzare la regione.La decisione della Commissione europea aveva suscitato la dura presa di posizione dell’arcivescovo di Bratislava Zvolensky: «C’è un movimento in seno all’Unione europea che vuole la totale neutralità religiosa e non può accettare le nostre tradizioni cristiane». Lo stesso arcivescovo si lamentava di come crescesse in Europa il secolarismo militante mentre l’unico elemento comune tra i 28 Paesi della Ue diversi tra loro per cultura, lingua ed economia fossero proprio i secoli di cristanizzazione.
Se la religione è stato un elemento unificante attualmente sembra invece dividere gli Stati più secolarizzati dell’Europa occidentale da quelli in cui sono ancora forti le radici cristiane: secondo un sondaggio di Pew Reseach Center la maggior parte di coloro che non professano nessuna religione sono in Olanda (42,1 per cento), Belgio (29 per cento), Francia (28 per cento), Svezia (27 per cento), Lussemburgo (26,8) e Germania (24,7) mentre i più cristiani sono i rumeni (99 per cento), i maltesi (97 per cento), i polacchi (94,3) ed i portoghesi (93,8 per cento). Percentuali simili per italiani e slovacchi: rispettivamente l’83,3 e l’85,3 per cento della popolazione si definisce cristiana.
In tutta Europa le forze laiciste si contrappongono ai fondamentalisti cristiani: le prime accusano il timido laicismo dell’Unione europea mentre i secondi vedono nell’Europa unita un “agente di Satana”. A queste critiche il funzionario della Ue Katharina von Schnurbein, responsabile Ue per il dialogo tra gruppi laici e religiosi, tiene a far giungere al New York Times la sua smentita: «Vi posso assicurare che la Commissione europea non è l’Anticristo».
In tutta Europa non mancano i segni del passato cristiano: chiese (ora principalmente vuote), monasteri ed accenni a Dio in molti inni nazionali (compreso quello italiano). La stessa bandiera dell’Unione (dodici stelle su campo blu): Arsène Heitz, il suo disegnatore, si sarebbe ispirato all’iconografia cristiana della Vergine Maria. C’è da dire anche che nel Trattato di Roma del 1957 e negli altri trattati che hanno portato alla nascita dell’Unione europea non c’è stata mai nessuna menzione di Dio o del cristianesimo mentre ufficialmente le dodici stelle su campo blu «simboleggiano l’ideale di unità, solidarietà e armonia tra i popoli d’Europa».
Le critiche alla presenza dei due santi nella moneta commemorativa slovacca sono venute sia da Paesi fortemente secolarizzati che da altri in cui non è netta la separazione tra Stato e Chiesa. La “laica” Francia (in cui il concetto di laicità è talmente forte che si pensa addirittura di istituire un’ora di “morale laica” a scuola) criticava la presenza del simbolo religioso nella moneta slovacca perché – essendo l’euro moneta circolante in tutta Europa – avrebbe avuto valore legale anche in Francia. La Grecia, dove Stato e Chiesa sono strettamente intrecciati, ha anche protestato perché considera i monaci di origine greca Cirillo e Metodio come parte del proprio patrimonio e non accetta che la Slovacchia se ne appropri.
Questa disputa è stato un vero pretesto per le forze politiche critiche all’Unione europea che è stata accusata di essere in mano alle forze di sinistra: «Ho bisogno di esprimere un sospetto grave e inquietante: che l’UE è sotto il controllo di Satana o Satanismo», ad esprimersi in questo modo è stato Rafael Rafaj del Partito Nazionale Slovacco, un partito nazionalista di estrema destra. In effetti chi non vedrebbe nell’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi l’immagine di Satana?
A parte queste bizzarre idee non mancano i fondamentalisti cristiani che considerano l’Unione europea come un prodotto di Satana ed usano testi biblici per provare che dissolvendo i confini nazionali si avvicina l’apocalisse.
Satana o meno, nel corso degli ultimi anni c’è stato un cambiamento nell’opinione pubblica europea e la questione è stata affrontata da Lucian Leustean, uno studioso della britannica Aston University ed autore del libro “Representing Religion in the European Union: Does God Matter?”. Il ricercatore parte da alcuni dati di fatto: la partecipazione alle messe è in calo in tutta Europa così come il numero dei credenti.  In Gran Bretagna, secondo un sondaggio dello scorso anno, sempre più persone credono negli extraterrestri che in dio mentre nell’Unione europea nel suo insieme, secondo un sondaggio del 2010, circa la metà della popolazione crede in dio rispetto ad oltre il 90 per cento negli Stati Uniti.
I segni che la secolarizzazione nel vecchio continente stia avanzando sono tanti. In base all’ultimo sondaggio Eurotrack condotto da YouGov, il pontificato di Benedetto XVI non avrebbe sortito grandi effetti nelle popolazioni di Gran Bretagna, Francia, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia. Secondo l’ultimo censimento condotto in Inghilterra e Galles, la percentuale dei cristiani sarebbe diminuita del 10 per cento in dieci anni mentre in Germania dal 1990 in poi oltre 100mila tedeschi ogni anno voltano le spalle alla Chiesa cattolica. Secondo una ricerca realizzata sempre da YouGov anche il pontificato di Ratzinger non sarebbe riuscito a fermare la secolarizzazione ed i risultati peggiori si sarebbero registrati proprio in Italia. Infatti neanche il nostro Paese è immune alla secolarizzazione: un fenomeno che secondo il sociologo di area cattolica Massimo Introvigne riguarderebbe addirittura due italiani su tre. Molti studi confermano l’idea del sociologo Introvigne: per l’istituto americano di ricerca Gallup il 23 per cento degli Italiani è lontano dalla religione mentre per l’Università di Chicago in dieci anni sarebbe diminuito del 10 per cento il numero dei credenti nel nostro Paese. Anche gli studi condotti in Italia confermano questo trend: secondo Eurispes nel 2010 il 76,5 per cento degli Italiani si considerava credente con una diminuzione dell’11,3 per cento rispetto a quattro anni prima. La stessa Eurispes nei suoi rapporti 2013 e 2012 ci offre l’immagine di un Paese sempre più distante dalle posizioni della Chiesa cattolica su temi come il divorzio breve, coppie di fatto, fecondazione assistita, pillola abortiva, eutanasia e testamento biologico. Una fotografia oggettiva della secolarizzazione nel nostro Paese viene anche da Istat secondo cui ci si sposa di meno, ci si sposa sempre più tardi, si sceglie sempre di più il matrimonio civile (al nord il rito civile supera quello religioso), aumentano le coppie di fatto e le convivenze pre-matrimoniali e ci sono sempre più bambini nati fuori dal matrimonio (nel 2011 il 24,5 per cento con un balzo considerevole rispetto al 2008 quando erano il 19,6): una situazione talmente grave per la Chiesa cattolica che per l’arcivescovo di Milano Angelo Scola bisognerebbe ripensare l’aconfessionalità dello Stato.
In questa situazione di avanzata secolarizzazione sarebbe stata certamente una nota stonata inserire – come richiesto dalla Chiesa cattolica e da alcune forze politiche – il riferimento alle radici cristiane dell’Europa nel Trattato di Lisbona del 2007 che istituisce la Comunità europea preferendo invece omaggiare le «eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa».
Al momento il dibattito principale avviene – anche alla luce di alcuni casi portati davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) – su quali sono i confini della libertà religiosa. Nonostante mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, sia del parere che sia necessario «difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza» per la Cedu la libertà religiosa può essere limitata in presenza di interessi maggiori.
In una Europa sempre più unita anche dal punto di vista dei diritti, le sentenze della Cedu hanno riguardato anche Paesi dalle forti origini cristiane che sono stati condannati – come nel caso della Polonia – per aver impedito l’accesso all’aborto in violazione di specifici diritti umani.
Il quadro dell’Europa potrebbe ben essere sintetizzata dall’Italia: un Paese con radici cristiane che si sta sempre più allontanando da queste. Non a caso il nostro Paese, dopo aver firmato e trasferito in legge dello Stato l’intesa con mormoni, ortodossi ed apostolici, ha siglato l’intesa con l’Unione buddhista italiana e con l’Unione induista italiana: le prime religioni riconosciute che non provengono dal ceppo giudaico-cristiano. Oltre a queste confessioni il nostro Paese ha intese anche con gli Avventisti del settimo giorno, Pentecostali, Ebrei, Luterani, Ortodossi, Valdesi ed Apostolici oltre ovviamente al Concordato con la Chiesa cattolica: restano per ora esclusi solo Musulmani e Testimoni di Geova. Insomma l’Italia si presenta (come l’Europa) un Paese dalle innegabili origini cristiane ma anche una nazione sempre più multireligiosa, secolarizzata ed aconfessionale in cui gli atei/agnostici sarebbero – secondo il Rapporto Eurispes 2010 – addirittura il 18,5 per cento della popolazione.
Secondo l’arcivescovo slovacco Zvolensky di Bratislava l’Unione europea non potrà mai essere veramente unita se non si darà maggiore spazio a dio: «La religione dovrebbe essere la forza interiore dell’Unione», ha detto. Ad essere realisti sarebbe meglio che l’Unione scelga altre “forze” come elemento unificante. Ad ogni modo presto anche nelle nostre tasche compariranno le monete da due euro con l’effige dei santi slovacchi Cirillo e Metodio. C’è da domandarsi solo se questo denaro potrà essere speso esclusivamente per l’acquisto di prodotti in linea con la dottrina cattolica oppure anche per beni di consumo sconsigliati dalla Chiesa (anticoncezionali o droghe leggere ad esempio): dalla Commissione europea e dalla Banca nazionale slovacca nessun commento a riguardo.

Un Paese di santi ma non di poeti e navigatori: la Slovacchia avrà la sua croce (ma solo sulle monete da due euro).


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