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In questi giorni e in quelli che verranno sará arduo ipotizzare il futuro del Partito Democratico, l'attuale segretario si cimenta nell'impresa tutta italiana di rappresentare una forza politica che deve essere di maggioranza e di minoranza, di governo e di opposizione, di necessitá e di opportunitá.
Con respiro affannoso procediamo verso un congresso nazionale che promette di spiegare molte cose, forse pochi esprimeranno la volontá di esigere un chiarimento profondo, ascolteremo le analisi di chi ha il coraggio di affrontarsi a viso aperto e le psicoanalisi di insicuri parlamentari che non riescono ancora a palesare i propri convincimenti o i propri trasformismi.
Quotidianamente è possibile assistere ad auto candidature e ad iniziative promozionali di sedicenti premier e di aspiranti segretari, una lista di percorsi e soluzioni che hanno la visione programmatica di una intervista televisiva o la profonditá di uno spot pubblicitario.
Mi chiedo per quanto tempo ancora il partito Democratico sará amato e difeso dai propri iscritti e dai propri elettori, per quanto tempo ancora si potrà credere in questo progetto e rimanere ancorati ai valori ereditati dai partiti che hanno contribuito a fondarlo.
Cerco sempre di non farmi distrarre e confondere dalle miserie di questa politica, sono convinto che è possibile riformare le istituzioni con idee e proposte che siano in grado di risolvere, almeno in parte, le disparitá delle varie classi sociali, sono sicuro che è possibile non cedere alla parziale difesa di interessi o di privilegi di un consolidato nucleo di fedeli elettori.
Non deve rimanere un'utopia provare a ridistribuire la ricchezza del paese, deve essere possibile concepire un paese che garantisca a tutti le stesse opportunità, un paese che premi maggiormente, chi studia e chi fa ricerca, chi crea posti di lavoro e chi non vive di rendite, chi garantisce e difende la legalità o chi insegna e promuove le cultura del nostro paese.
Per fare ciò serve un Partito Democratico che sappia promettere almeno un paese più giusto.
Mi auguro che il segretario che si candiderá a guidare il Partito Democratico si presenti all'assise congressuale con un documento programmatico che preveda innanzitutto la riforma dello statuto un documento che riporti al centro dell'iniziativa politica, le proposte e le rappresentanze delle organizzazioni periferiche e locali e che consenta una più efficace partecipazione, sintesi, decisione, condivisione.
Questo Partito Democratico non mi piace, spero che presto decida di non affidarsi soltanto alle qualitá o alle ambizioni dei nuovi o giovani leader, io il nuovo l'ho sempre trovato nelle parole e nei valori di uomini come Berlinguer o Pertini o nelle parole più recenti di uomini che hanno tentato di anteporre ad ambizioni e rottamazioni, l'unione del partito e i problemi del paese.
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