Magazine Cultura
Assieme ad un nugolo di omaccioni prestanti e sudaticci che trasportavano quintali di roba ho fatto servizio catering, preparando una hall immensa e agghindandola per l’evento.
Dalla sistemazione delle bevande all’apparecchiamento delle tavole con colori sgargianti, passando per la collocazione dei fiori, della sala bar, fino all’allestimento di un palco per il dj, con tanto di maxischermi e luci stile “discoteca”.
Mentre preparavamo questo popò di roba, e vedendo l’aria gioiosa e festosa di questa hall gigantesca (che fa parte dell’ala nord di un’immensa biblioteca), ho domandato a uno dei mandatari: “Scusa, di chi è il compleanno?”
“Non è un compleanno”, mi risponde lui con aria molto contrita – e pure un po’ imbarazzata -: “E’ un funerale…”
Ora…
Dalle “nostre” parti sapete più o meno come si svolge un funerale: veglia al defunto, celebrazione in chiesa, puntatina al cimitero. E visita di cortesia a casa dei parenti del morto.
A Napoli, ad esempio, c’è l’usanza barbara di portare in dono zucchero e caffè quando si effettua una visita funebre.
Zucchero&Caffè: a Napoli, quando muori, casa tua non ha più bisogno
Certe cose, invece, le avevo viste solo nei film.
Fino a giovedì.
Alle ore 15 si è riversata all’interno della hall una fiumana di gente per omaggiare questa signora. Musica a palla, luci psichedeliche da discoteca, maxischermi che mandavano a rotazione le foto della defunta da quand’era nata fino a pochi giorni prima del decesso.
Atmosfera della sala: stile matrimonio.
Persone tutte vestite a festa, che ridevano, scherzavano, bevevano e mangiavano (all’apertura del buffet si sono messi ordinatamente in fila).
Ho visto personaggi vestiti in modo allucinante: c’era questo negrone potentissimo, alto 2 metri, con in testa un cappello stile gangster, occhialoni da sole, giacca, pantaloni e scarpe nere, camicia rosso fuoco opportunamente sbottonata sul torace e catenone d’oro massiccio con uno scorpionazzo (anch’esso d’oro) che gli arrivava all’altezza dello stomaco.
Roba che nemmeno la comunione del figlio di un camorrista (per dire).
Gente così. Ovunque.
Ho visto vecchie di 90 anni che ballavano come ragazzine, gente abbuffarsi come se non ci fosse un domani, gentlemen bere una birra al minuto e capannelli di signore che si sfidavano a colpi di barzellette.
A metà giornata è calato il silenzio ed è cominciata la celebrazione in ricordo della signora.
A turno, parenti stretti e amici si sono dati la parola per rendere omaggio a questa persona.
L’atmosfera è cambiata.
C’era chi era triste, chi piangeva, chi urlava.
Qualcuno ha intonato un lamento funebre, e tutti hanno cantato.
Poi, di colpo, è ritornata la musica, e come se niente fosse tutti sono ritornati a bere, a magna’, a cantare, a danzare e a raccontarsi barzellette.
Fino a tarda notte.
Ammetto che, personalmente, pur trovando questa celebrazione molto lontana da me "culturalmente parlando", forse è molto più "normale" del solo piangere e disperarsi tipicamente nostrano.
PS: del negozio di bare dorate, rosate ed ecocompatibili ve ne parlo un'alta volta...
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