Ieri, 2 giugno, Festa della Repubblica, per le strade di Roma migliaia di uomini delle forze armate marciavano compatti (in fila per sei col resto di due?) davanti alle delegazioni di molti Paesi del mondo. Grande partecipazione della folla che acclamava i soldati e li salutava con bandierine tricolore e occhi lucidi, con tanto di inno nazionale cantato a cuore aperto.
Tutto molto bello, però… Sì, c’è un però.
Perché tanta voglia di mettere in bella mostra le nostre forze armate? È davvero ancora questo l’unico modo per apparire “forti” agli occhi del mondo? Dov’erano ieri i ricercatori, i pittori, i musicisti, gli scultori, gli scrittori, i poeti, i professori, i medici, il mondo dell’arte, della cultura e della scienza? Dove gli imprenditori, i designer, gli architetti, insomma, dov’erano ieri mattina coloro che davvero rendono orgogliosi di essere italiani?
Io, francamente, non mi riconosco in una parate. Non vedo la ragione di questa ostentazione di forza davanti agli occhi del mondo. Quelle che dovrebbero essere celebrate, il giorni della Festa della Repubblica, dovrebbero essere le eccellenze in tutti i campi del sapere e della vita. Io voglio vedere sfilare panettieri e pizzaioli che impugnano un filone di pane e un mattarello, fruttivendoli e contadini con cetrioli e vanghe, ragazzi che tirano a compare con meno di 500€ al mese che sventolano le loro lauree, pensionati che aiutano le famiglie dei figli in difficoltà: questa è la gente che vorrei vedere sfilare. Non certo dei ragazzi in divisa con un fucile sotto braccio, che fanno a faccia severa e battono il tempo di una marcia che non ha niente di allegro.
Vogliamo festeggiare la Repubblica?
Bene, facciamolo. Ma non riduciamo tutto a una parata militare.
Questo, francamente non mi piace.
Viva l’Italia, viva la Repubblica.