
Nella sua infinita saggezza e bontà, magnanimità e lungimiranza, quasi un novello Noè, Silvio sembra aver scelto il pesce che fra qualche tempo potrebbe apparire, e troneggiare, negli acquari personali (e diversi da quelli popolati dai suoi amati piranha), sparsi per il mondo: il delfino. Proprio ieri sera, a cena con amici, stavamo discutendo dei “paragoni ittici” che vengono utilizzati per esprimere e semplificare categorie e attributi del genere umano. Siamo partiti dalla cozza, umile mitile che come tutti sanno sta a rappresentare una donna non proprio avvenente, anzi. E sono seguiti esempi che in questa sede è meglio tralasciare per non offendere il chirurgo estetico della Santanchè e qualche deputata e ministra del Pdl (quelle del Pd oltre che essere cozze “puzzano” pure). Per trovare l’equivalente maschile ci siamo buttati decisamente sullo “scorfano” e qui il nome di Alessandro Sallusti è stato il più gettonato, anche se dobbiamo dire che con Umberto Bossi se l’è battuta fino alla fine. Ci siamo chiesti perché il buon Umberto ha voluto definire “trota” il figlio. La trota, almeno quella che si pesca nei fiumi, non è affatto un pesce stupido tanto che per riuscire a catturarla, i pescatori devono mettere in atto tutta una serie di accorgimenti che partono dalla scelta delle esche. Ma tant’è, anche per noi la trota per antonomasia resta Renzo anche se lessa, considerato l’atteggiamento che ha verso Nicole Minetti, sua collega in consiglio regionale lombardo e igienista orale di Silvio. Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna new version, rappresentano invece degnamente le acciughe. La Prestigiacomo da sempre, la Carfagna da quando ha deciso di dimagrire (con le tette non ce l’ha fatta), e di iniziare ad indossare completini da suora laica forse per cancellare definitivamente il suo passato sui calendari. Roberto Calderoli è stato all’unanimità votato come il miglior “buatto” del parlamento italiano. Il “buatto”, pesce tipico delle nostre parti, è un animale deforme che sembra essere stato schiacciato da una pressa che lo ha appiattito in mezzo ma gonfiato ai lati, una vera e propria schifezza della natura. Sulla “passera”, versione povera della “sogliola”, i nostri amici si sono davvero sbizzarriti denotando una varietà di gusti e di tendenze che non sospettavamo neppure avessero. Alla fine non si sa come, non si sa perché né seguendo quali contorti ragionamenti, il nome che è venuto fuori è stato quello di Rosy Bindi. A chi lo aveva proposto ne abbiamo chiesto il motivo e la sua risposta è stata che per lui una passera vera è una donna che ha cervello. Il “cefalo”, da non scambiare con l’acefalo che non è un pesce ma un idiota in perfetto stile Scajola, è stato individuato in lui: Silvio. Nella decisione devono aver influito non poco i film con Diego Abatantuono e soprattutto le sequenze nella quali, misurandosi la lunghezza del braccio, dava un segnale inequivocabile della sua potenza sessuale. Il tonno-Bondi, lo squalo-Ghedini, il pesce martello-Di Pietro, il merluzzo-Bersani, l’anguilla-D’Alema, lo sgombro-Veltroni non sono stati che alcuni dei confronti ittici scaturiti nel corso di una cena che giunta alla fine, e grazie al vino, aveva trasformato la nostra trattoria nell’acquario di Genova. Mancava il pesce più intelligente e umano di tutti, quello che se non lo accarezzi s’incazza e ti spruzza, quello che ubbidisce sempre all’istruttore prodigo di pesciolini post esibizione: il delfino. Abbiamo preso atto che Berlusconi il suo delfino, per quanto attiene il mondo degli affari lo ha, si chiama Piersilvio e solo per un caso porta lo stesso cognome, ma per quanto riguarda la politica no. Allora ci siamo chiesti: chi meglio di Angelino Alfano, l’uomo delle soluzioni impossibili? Fateci caso, quando c’è un problema Silvio chiama lui e Angelino, fedele alla consegna di vecchio-giovane democristiano, esegue e, come con i finiani, raggiunge pure qualche risultato. Il delfino continuatore della politica di Silvio non può non essere che lui anche se Bondi ha minacciato il suicidio, Gianni Letta prenotato un posto letto nell’eremo di Spoleto, Bonaiuti una stanza privata da Don Verzè e Ghedini si è candidato al ruolo di direttore del carcere di Boston, lo stesso nel quale sono stati uccisi Sacco e Vanzetti. Il futuro di leader è tutto nelle mani di Angelino Alfano da Agrigento, la patria di Pirandello.