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Un piccolo passo...

Da Suster
Mangiare.
Ovvero: mangiare da sola.
Scegliere dal piatto il pezzetto di pietanza che in quel momento ti ispira di più...
Un piccolo passo... ... portarlo alla bocca avendo cura di centrare il bersaglio, mica facile!
Un piccolo passo... ... poter guardare la mamma dicendole con gli occhi: "Hai visto che ci riesco anche se tu non mi imbocchi?"
Un piccolo passo... Impugnare il cucchiaio come una cazzuola...
Un piccolo passo... 
 ... e fare proprio come hai visto fare a loro tante di quelle volte, che alla fine anche uno scemo avrebbe capito!
Un piccolo passo...Non capisco perché aspettare tanto: io era da più di un mese che ero pronta!
Ma soprattutto: niente più minestrine, pappine liquide, frullati di verdure e tacchino, ore e ore a far bollire il brodo, quando fuori fanno 40°C all'ombra e la casa è già un forno di per sé. Poi tutta la trafila per farla raffreddare con lei che strilla che ha fame, poi strilla perché "Ahi ahi!", ma pupa, che dici, non è ahi-ahi: è appena tiepida! Ma lei continua imperterrita, mastica e sputa, come nella canzone di De André, prende il piatto termico con ventosa che non fa assolutamente presa e tenta di scaraventarlo di sotto in un impeto d'ira. E finirà anche oggi per mangiare le solite cose: creckers, mozzarelline, stracchino, banane, quello-che-c'è-nel-piatto di-mamma...
A che pro contiunuare questa penosa pantomima?
Era una sofferenza per entrambe (ma soprattutto per me!).
Mamma ha detto basta.
Sì, lo so che i pomodori non vanno ASSOLUTAMENTE dati prima dell'anno (perché se no che succede? Boh, nessuno me l'ha mai spiegato). Lo so che alcuni alimenti sono terribilmente allergenici, ma se finora non le han dato allergia...
Insomma, come al solito finisco per chiedermi se non sono una madre assolutamente inaffidabile e irresponsabile (ricordate? Colei alla quale non lascereste MAI vostro figlio!), oppure se non sia più giusto tenere le indicazioni (tra l'altro mai conformi le une alle altre) che ti danno pediatra e manuali, solo come vaghi riferimenti passibili di interpretazione, destreggiandoti come meglio ti riesce tra quelle e le richieste di tuo figlio.
Mi sarebbe molto più facile, come scrissi in un commento ironicamente qualche tempo fa, addurre a  questa "anarchia del cibo" il pretesto della presa di posizione, che fa molto più figo, e poi, se sotto ci sta un metodo pensato, e ancora meglio se c'è pure chi ci ha scritto un libro a riguardo, qualsiasi scelta appare più giustificabile.
Dunque, a questo proposito, avevo citato, ammettendo di non averle mai letto, il libro "Io mi svezzo da solo", di tal Lucio Piermarini, che ora va diffondendo l'originalissimo, avanzatissimo pensiero che, riguardo allo svezzamento, la meglio è lasciar fare i figli un po' di testa loro (facciamo un po' come cazzo ci pare! Come nella casa delle libertà!). Caspita! Dopo averci infarcito il cervello di tabelle nutrizionali, tempi di inserimento degli alimenti, creme di cereali miste, averci costretto a imparare il significato del termine "farina di tapioca", ecco che si scopre che erano tutte boiate!
Ecco: questo il mio scettico primo pensiero a riguardo. Perché, non per vantarmi, ma la Suster ci poteva arrivare anche da sola, anzi, si può dire che era già passata alla pratica saltando a piè pari la teoria, e però lo faceva un po' di nascosto, con latente senso di colpa e omertà su questo misfatto nei confronti di chicchessia, perché non dovesse passare per l'ennesima volta come la madre degenere e pressapochista.
Si sa: io sono sempre stata quella che non riesce a seguire una ricetta dall'inizio alla fine, perché si accorge troppo tardi di mancare di uno o più ingredienti cruciali, di teglie del diametro giusto, o di non avere il tempo sufficiente a far riposare il composto per 36 ore in frigo, e quindi vario, mi arrangio, sostituisco maizena con fecola di patate (che differenza vuoi che faccia), le zucchine alle carote, il latte alla panna, oppure mi discosto volontariamente dalla ricetta originale, perché la tentazione è più forte di me di "sperimentare". Non sempre il risultato è eccellente, ma spesso sì, e questo mi inorgoglisce non sapete quanto.
Quindi, lasciatemi spiegare, non è che io sperimenti su mia figlia i miei soufflé di zucchina sui generis, era solo una metafora. Il fatto è che, similmente alle ricette culinarie, mi approccio alle prescrizioni del nostro scrupoloso pediatra, prendendole con beneficio d'inventario.
Lei da più di un mese ha manifestato la chiara e decisa volontà di spaziare nell'universo dei sapori, oltre le sue insipide pappine monocolore (cacchina diciamo), e questo desiderio è stato per circa un mese più o meno frustrato, anche se poi ci scappava il pomodorino sottratto dal frigo nella frazione di secondo in cui la mamma apriva lo sportello dell'elettrodomestico per riporvi il piattino della pappa intonso, e lei era già lì accanto, lesta ad allungare la mano. Che fare?
Io le ho dato la possibilità di provare.
Ma tornando al libro, grandissima risorsa per la mia autoapologia, che non so se si dica così, malgrado lo scetticismo iniziale, mi ci sono poi imbattuta gironzolando blog blog, precisamente qui, e mi son letta un po' meglio di cosa si trattava. Superfluo dire che, come tutti gli scetticoni, i San Tommasi, e via dicendo, una volta vinte le riserve di partenza, mi sono ritrovata nel novero dei più ardenti sostenitori e dite pure fanatici della teoria del signor chissachié Piermarini.
Magari date un'occhiata, mamme alle prese con lo svezzamento, per capire meglio ciò di cui sto parlando.
In ogni caso, poiché sono come sempre dispersiva, vi faccio un po' il punto della situazione dell'epopea alimentare secondo Suster.
  • Il trauma della prima pappa. Ditemi voi perché. Perché infliggerci e infliggere questa croce al quarto mese di vita del bambino, quando quello a mala pensa si riesce a tenere seduto dritto e sprofonda nel suo enorme seggiolone, miscelare farine dai nomi misteriosi col brodo accuratamente filtrato di eventuali residui di carote e patate e inquietanti polveri di tacchino sigillate in comode fialette monoporzione, impazzire cercando di venire a capo della giusta misura di densità, combattere con gli inevitabili grumi, tribolare con cucchiaio e bavaglini, esaurirsi a suon di urla disperate di lui/lei che reclamano con forza il legittimo biberon/tetta e invece gli viene propinata quella sbobba? Ha senso forzare il bambino che dimostra di non essere ancora proprio consenziente a un passo a cui magari tra un altro mesetto o due sarà lui a chiedere di fargli compiere, per poi rifilargli surrogati di cibo che certo natura non ha predisposto per esser tali? Se a questa età denti ancora non ce n'è un motivo ci sarà pure: ci avrà pensato l'evoluzione della specie, no?
  • Si prende il via. E tutti sono più felici, soprattutto la mamma, che coscenziosamente parte con la graduale introduzione di alimenti nuovi, finché... non ci prova con la cipolla e tutto va a puttane. Dico cipolle perchè a me è capitato per colpa della cipolla. Un brodo con l'aggiunta di cipolla, porzionato e surgelato nei suoi bravi barattoli, ha dato il via ad un'ondata di rifiuto poi non più arginabile, malgrado l'eliminazione successiva del tubero dai successivi brodi, il tentativo di variare dimensioni e qualità della pastina, l'ulteriore vano tentativo di correggere il nuovo sapore non proprio gradito con aggiunta di alimenti più appetibili. Niente: è partito lo sciopero della pappa. C'è da dire che questa povera pupa erano 6 e più mesi che ingurgitava ogni giorno, pranzo e cena, sempre la stessa roba onnicomprensiva. E l'educazione al gusto? E la manipolazione del cibo? E la scoperta delle diverse consistenze e qualità dei diversi prodotti? Quindi credo che la cipolla sia stato solo un pretesto per dar sfogo ad un'insoddisfazione papillo-gustativa latente di mia figlia.
  • Tenere il punto. Che fare? La brava mamma non si smuove dalle sue posizioni. O mangi questa minestra... letteralmente. La mamma tipo Suster cede. Sistematicamente. Ok, questo non lo vuoi, ma ti protendi spasmodicamente verso il pane che troneggia bello in mostra sulla tavola apparecchiata della cena. To', assaggia. E alla pupa piace. Vuoi assaggiare un melanzana dal piatto di mamma? Ecco. E alla pupa non piace, e non me ne chiederà ancora. Ovvio: qui occorre operare una logica limitazione; è chiaro che la bistecca di manzo alla griglia non la farò assaggiare alla pupa, la quale non ha ancora ricevuto gli strumenti adatti alla sua riduzione in poltiglia, ma perché no la scaloppina di pollo farina e limone? E' chiaro che non ne mangerà mezzo chilo, ma giusto qualche pezzettino. Che danni irreversibili potrebbe causare al suo piccolo organismo. fatto sta che la pupa, notoriamente coriacea, finora non ne ha riportati.
  • Co-eating. Tranquille, mamme: non è l'ultimo brillante termine coniato e traslato dall'anglosassone, che fa sempre figo, per raccogliere al suo interno un'intera teoria pedagogica legata alla nutrizione. E' solo un altro esperimento susteriano, coniato su imitazione del co-sleeping, riassumibile in questo: mangiare insieme.

Un piccolo passo... Il piatto di mamma accanto al suo, lei che spizzica di qua e di là...
Un piccolo passo...
... che fa i suoi intrugli mischiando i vari cibi, che ogni tanto allunga la mano stringendo nel pugno il suo bel pezzo di melone stracchinato, intiepidito nel piccolo palmo e mezzo ciucciato e dice: "Mamma, aahm!". E io che devo fare secondo voi? Mi lascio imboccare, ovvio! Un melone così non l'avevo mai assaggiato prima, e che soddisfazione dare da mangiare a mamma!
Un piccolo passo... Studiare il cibo...
Un piccolo passo... ... e infine farcisi pure lo shampoo!
Un piccolo passo...(Non ce ne sono tantissimi di ritrovati commerciali tipo "balsamo all'estratto di melone e papaia verde"?)
E vi dirò, da quando ho adottato questa politica:
  • io mi esaurisco meno;
  • la pupa è meno isterica e più felice;
  • la pappa è un momento piacevole e rilassante, finanche divertente e di interscambio;
  • i brodi non surriscaldano più la casa, ma ci pensa il sole di luglio;
  • il freezer non è più intasato di barattoli pieni di passati di verdure surgelati;
  • io mangio meglio, perché mi tocca adeguare la mia dieta alle sue esigenze (niente soffrittini, ma solo pasta con le zucchine lesse, per esempio, sale con parsimonia);
  • lei staziona a lungo nel seggiolone mentre io sono libera di scorrazzare intorno e rigovernare senza che mi si attacchi al polpaccio urlante modello sanguisuga;
  • maggior libertà di movimento: mangiare fuori? Sì, perché no?
  • meno tempo per preparare pappa: cucino per me e per lei insieme;
  • niente tritaverdure azionato di notte dopo averla messa a letto, perché lei se no ha paura;
  • credo che con questo caldo anche voi abbiate più piacere nel mangiare frutta fresca e mozzarella e pomodori, piuttosto che minestre di verdure: mi sembra legittimo che anche per lei sia così;
  • i denti sono fatti per masticare. Lei ne ha cinque e vuole usarli. State tranquilli che non è mai accaduto che si strozzasse con un pezzo di pasta o di albicocca.
Ecco: questa la mia apologia del giorno.
E ora, tanto per essere sinceri fino in fondo, vi faccio tre confessioni che riguardano unicamente la mamma:
  1. non so come sia accaduto, ma sono passata a bere caffè istantaneo! A proposito di cibi genuini. Oh, ma è così comodo da preparare....
  2. non ho ancora rinnovato la patente che mi è scaduta il 30 maggio. Poco male. Se non che riflettendo sulla mia età e sul tempo, mi è sorto un dubbio, sono andata a controllare ed ecco: è scaduta il 30 maggio sì, ma del 2010! (L'anno scorso di questi tempi avevo ben altro per la testa!) Ormai giorno più giorno meno, che differenza fa?
  3. Nel tentativo maldestro e più volte frustrato di sturare il bidet, ci ho buttato dentro fiumi di disgorgante, contribuendo non poco, temo, all'inquinamento idrico del pianeta. Aiuto!
E ora valutate voi se è il caso di ascoltare i consigli di una così!

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