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Un po’ di consapevolezza sulla complessità

Creato il 12 aprile 2011 da Gouthier

Correva il 1820 quando Laplace e molti altri pensavano che con un po’ di equazioni differenziali e un pugno di dati iniziali si sarebbe capito tutto. Datemi un dato iniziale e vi descriverò tutta l’evoluzione passata e futura dell’Universo.

Infatti in quell’anno nel suo Saggio filosofico sulla probabilità il buon vecchio Pierre Simon scriveva:

“Possiamo considerare lo stato attuale dell’universo come l’effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un’unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell’universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi.”

Poi passano gli anni, centocinquantatre per l’esattezza, e un uomo che sapeva stare benissimo a mollo nel suo tempo, e che riusciva anche a coglierne gli influssi scientifici, capisce qualcosa della complessità.

Dubito che la conoscesse esplicitamente, formalmente, teoricamente, ma ciò non gli vietò di esserne consapevole e così Gianni Rodari, perché questo era il suo nome, scrisse alcune righe che – credo involontariamente – riecheggiano l’Universo vagheggiato da Laplace. Due piccole differenze: la prima è che Rodari essendo Rodari decise di limitare la sua descrizione a un piccolo Universo, uno stagno. La seconda è che Rodari essendo Rodari capì che non si poteva capire tutto, che il sistema stagno era per l’appunto complesso.

“Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo le alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticai, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad aver tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni.”

Che dire? Molta meno conoscenza formalizzata e molta più consapevolezza. Il che mi piace. Significa che la fisica, la matematica (e più in generale la scienza) entrano a far parte della cultura condivisa grazie alla quale le persone sensibili sanno anche cose che ignorano


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