Nella Bibbia, nel libro della Genesi, si racconta che Noè, appena uscito dall'Arca piantò una vigna e ne ottenne vino, fornendo una testimonianza del fatto che le tecniche enologiche erano già conosciute in tempi molto antichi. In numerosi geroglifici egiziani sono registrate accuratamente tutte le fasi del ciclo produttivo el vino, conosciamo nel minimo dettaglio le tecniche del lavoro in vigna fino alla conservazione del vino adottate al tempo dei faraoni, anche se non possamo purtroppo sapere che sapore avessero questi prodotti.
Fu grazie ai greci e ai Fenici, poi il vino fu introdotto in Europa. Nel mondo greco il vino era considerato un dono degli dei, l'introduzione della coltura delle vite tra gli uomini viene infatti attribuita a Dioniso, dio del vino e il più giovane figlio di Zeus, venerato anche in Etruria, sotto forma della divinità agreste "Fuflunus", e dai Romani, che lo conoscevano come Bacco e lo collegavano a Liber, divinità latina della fertilità.
Ai tempi dei Greci era praticata la coltivazione della vite con ceppo basso, senza sostegno o con sostegno a paletto. Per quanto riguarda la vinificazione venivano usate tecniche simili alle nostre, ovvero raccolta e pigiatura dei grappoli in larghi bacini, torchiatura dei raspi e fermentazione del mosto in recipienti che venivano lasciati aperti fino alla fine del processo. La Vendemmia nell'antica Grecia rappresentava un'attività festosa che esulava dall'ambito dei lavori agricoli: lavorare il vino era come entrare in contatto con il divino. Per questo molte raffigurazioni relative alla produzione di vino, e in particolare alle vendemmia, hanno come protagonisti Dioniso e il suo seguito di satiri e menadi, rappresentati mentre riempiono i canestri di grappoli d'uva.I greci usavano chiamare il nostro paese Enotria, terra del vino, proprio perché l'Italia ha una grande vocazione alla viticoltura. LA viticultura all'epoca dell'impero romano si diffuse fino all'Europa Settentrionale e le tecniche vitivinicole conobbero in quei secoli uno straordinario sviluppo.
Oggi, grazie alla grande quantità di testimonianza letterarie sui vini prodotti in epoca romana, possiamo ricostruire una mappa vinicola della penisola e un affidabile resoconto delle tecniche di produzione e conservazione maggiormente utilizzate. L'uva veniva raccolta in una vasca (lacus vinaria) dove si produceva alla pigiatura. Una volta colmata questa vasca si aspettava che il mosto si separasse dalle vinacce; queste ultime venivano torchiate, mentre il mosto passava in una vasca sottostante. In questo secondo lacus aveva luogo la fermentazione tumultuosa. Dopo 7-8 giorni il mosto veniva travasato in grandi giare in terracotta interrate, i doli, dove il processo di fermentazione terminava.
Il vino ordinario veniva consumato o venduto quando era appena limpido, attingendo direttamente dai doli, quello di qualità veniva invece travasato in anfore, dove subiva una serie di trattamenti per la conservazione. I contenitori erano esposti spesso al calore e al fumo in appositi locali, oppure veniva aggiunta al vino acqua di mare o comunque acqua salata poiché si credeva servisse a renderlo più dolce. A seconda delle stagioni il vino veniva raffreddato con la neve o scaldato ed era molto diffusa l'abitudine di addolcirlo con miele e profumarlo con foglie di rosa, viole, cedro, cannella e zafferano. A differenza dei greci, che conservavano il vino esclusivamente in anfore di terracotta, i romani cominciarono a usare i barili di legno e bottiglie di vetro, introducendo il concetto di annata e invecchiamento.
Nel medioevo la chiesa condizionò notevolmente lo sviluppo della vitivinicultura. Il buon vino divenne sinonimo i ricchezza e prestigio ed alcuni ordini ecclesiastici si specializzarono nella produzione di vini di qualità. In quegli anni la Francia comincia ad avere un ruolo centrale nella produzione di grandi vini. A partire dal XVII secolo, con l'importazione della cioccolata dall'America, del tè della Cina, del caffe dell'Arabia e con la diffusione della birra, il vino attraversò momenti difficili. I produttori furono costretti a migliorare gli standard di qualità per competere con i prodotti appena arrivati. Si realizzarono bottiglie adatte a contenere i vini e l'utilizzo del sughero rese possibile migliori condizioni di conservazione. E' il XIX, il secolo d'oro, dell'agricoltura vitivinicola, L'economia azionale di molti paesi riesce addirittura a basarsi in gran parte sulla produzione di vino, ma prima della fine del secolo si abbatte sulle radici della vite europea il flagello della filossera, un parassita. Quasi tutti i vigneti vengono distrutti e si deve ripartire da zero con l'innesto della vite europea su radice americana, immune alla filossera.