Un po' di zucchero

Da Mammadesign
Ok, stasera ho intenzione di cadere nello zucchero che piu' zucchero fa diabete, preparatevi. Tutto perche' mi sono incantata a guardare una pupattola quattrenne mentre cadeva tra le braccia di Morfeo dopo un weekend di parchi e sole assolutamente estenuante! No, e' checonosco ormai ogni virgola di quel processo che trascina mia figlia, a volte prima, a volte piu' lentamente, verso il sonno notturno. Prima le acrobazie sul letto (quando non ha corso abbastanza durante il giorno o quando e' particolarmente eccitata dalla giornata), qualche canzoncina (autoprodotta: "Mamma faccio io una canzone!" -  aiuto), qualche conversazione con la mamma e con gli amici immaginari, oppure con quelli che ha visto durante il giorno (cosi', giusto per non perdere l'abitudine al gioco e alla socializzazione!), infine un momento di calma, durante il quale inizia a torturarsi il labbro (da quando ciuccio non c'e' piu') fino a che gli occhietti non si chiudono e le mani non esauriscono la loro energia. Anche le sue posizioni preferite sono ormai scolpite nella mia testa: al limite del letto, a pancia in giu', coni piedini a ciondoloni a "frescheggiare" fuori dalle coperte, oppure a pancia in su, lievemente poggiata ergonomicamente sulla mamma, che se non c'e' son guai (chiamasi "mamma-ciuccio", sono io, piacere). Poi arriva Morfeo.
La mamma-ciuccio (non c'e' caXXi!) non puo' non essere presente, e' un tutt'uno con la nanna. Le baby-sitter gia' lo sanno, che le attende una serata insonne e una condanna a leggere tutti i libri della terra, prima dell'arrivo della mamma-ciuccio. Infatti, non vengono molto spesso, per fortuna loro.  La mamma-ciuccio e' quella che dice tutte le sere: "Eppure dovra' imparare, prima o poi, a dormire da sola....", ma continua imperterrita a ripetere la solita messinscena serale (che forse un pochino le piace, tutto sommato).  "Verra' il momento giusto...." Seeeee, come per il ciuccio, che se non fosse stato che lo avevamo perso in qualche viaggio, lei da sola non lo avrebbe abbandonato MAI. E quindi continuo a guardarmela addormentarsi, la sera, accanto a me. E penso che tra due giorni andra' a scuola. Scuola dico, eh? Che poi qui la scuola inizia a quattro anni ed e' praticamente un asilo (reception year), ma ce la devi mandare per forza senno' ti arriva l'assistente sociale a casa pensando che sei una drogata o un'alcolista perduta, se per caso ti sei dimenticata di avvertire le autorita' che intendi fare homeschooling. E penso che e' ormai grande, ma poi penso anche che e' ancora cosi' piccola.... E me la guardo, me la guardo, e me la riguardo. Come se guardandomela potessi tenerla accanto a me e far funzionare tutto. E invece deve andare, iniziare questa avventura bella ma un po' "spaventevole" che e' il cambio di scuola, di maestre, di compagni. Di tutto. Non ha gli amichetti del nido, perche' il nido era lontano da casa. Non ha la sua maestra preferita che la accompagnera' il primo giorno ("Mamma, ma io voglio Anwara che viene nella mia scuola!" - e come le spieghi che lei non ci porta' essere?), perche' avendo gia' lasciato la nursery a luglio, non ne ha diritto, pare. Avra' la solita mamma accanto, questa volta spaventata quanto lei, ma che cerchera' di spronarla e farle sentire che tutto andra' bene e che imparera' tante cose belle e che si divertira' un sacco e che fara' nuove amicizie e che sta diventando grande, come quando iniziava a camminare e a fare i primi capitomboli.  Succedera', e io non potro' farci niente.  Se non stare a guardarla, sorriderle, guidarla finche' potro'. Poi tocchera' a lei, avventurarsi nella vita. E ora che ho finito lo zucchero e che mi sto spaventando un po' troppo anch'io pensando al primo giorno di scuola (mercoledi') vado a guardarmela un'ultima volta prima di chiudere gli occhi.  Cosi', giusto per non perdermi troppo della sua vita. Finche' posso.


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