Un pomeriggio con Daniel Pennac e la sua “Storia di un corpo”

Creato il 19 novembre 2012 da Temperamente

 

Le porte aperte della Feltrinelli di Bari hanno accolto Daniel Pennac, sabato 17 novembre, alle 17.00. Gli amanti dello scrittore francese sono accorsi per ascoltare la gentilissima lingua dell’inventore delle avventure della famiglia Malausséne. “Storia di un corpo” si intitola il suo ultimo libro, edito da Feltrinelli, presentandosi come il diario che un padre fa recapitare alla figlia, subito dopo il suo funerale. Percorrendo le varie tappe della vita del protagonista, perfettamente ordinate in ordine cronologico, il lettore entra in contatto con il corpo dello stesso, compiendo un viaggio sensoriale, profondamente intimo e talvolta fin troppo personale. Il padre della ragazza scrive il suddetto diario fin dall’età di 12 anni, sapendo di volerlo destinare ad una donna. “Se dovessi rendere pubblico questo diario, lo riserverei in primo luogo alle donne. In cambio mi piacerebbe leggere il diario tenuto da una donna sul proprio corpo. Per sollevare un mistero. In cosa consiste il mistero? Per esempio nel fatto che un uomo non sa nulla di ciò che prova una donna relativamente al peso e alla forma del prorpio seno, e le donne ignorano cosa provano gli uomini relativamente all’ingombro del loro sesso”.
Leggo queste righe a pag. 199, dopo essermi persa in quel volume arancione, macchiato di un disegno ritraente un omino nudo e sorrido alle battute di Pennac, simpatiche e travolgenti anche in una lingua che ignoro totalmente, e il suo libro attira da subito, in quanto specchio delle sensazioni corporee che tante volte ognuno di noi ha provato, ma che per fortuna sono riportate sulla carta da qualcun altro e da lui stesso lette di fronte a decine di persone. Pennac risponde con cortesia alle domande di Anna Maria Ferretti, affermando che noi uomini passiamo la vita a tenere sotto controllo le sorprese che ci riserva il corpo. Strano pensare a quanto coraggio ci sia voluto per decidere di consegnare un libro così imbarazzante e privato proprio ad una figlia femmina, eppure alla base di questo libro vi è la visione del corpo come contenitore di sensazioni di tutti i tipi, su cui alza la voce soltanto la paura, passione di Pennac, a cui egli ha dedicato gran parte dei suoi pensieri: la paura porta ad un alone di ignoranza e negatività, da contrastare mediante l’interesse e la curiosità che non possono non contraddistinguere un autore del calibro di Pennac. Lo scrittore francese risponde alle domande con grande simpatia e profondità, mantenendo sempre viva l’attenzione sulla linea rossa su cui cammina l’intervista, ossia il corpo e i suoi comportamenti, un corpo che secondo Daniel non deve essere né spettacolarizzato né visualizzato come strumento estetico: esso è semplicemente il nostro compagno più intimo e se ognuno di noi smettesse di specchiarsi negli altri, forse il concetto di corpo potrebbe finalmente cambiare.

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