Quel mio figliolo ecologista, terzomondista, idealista, saccopelista due giorni fa ha lasciato la sua amata Parigi e se n'è andato a vivere in Gabon, a Libreville, ha un contratto di lavoro per due anni, ma rinnovabili, forse diventeranno quattro, si vedrà. Va ad insegnare a giovani più giovani di lui la matematica, calcoli astrusi, radici quadrate, tante x e y, nel frattempo mi ha mandato una foto dell'università, un poco malandata per la verità, un serpente morto su un campo lungo i viali, cominciamo bene. Lui è fatto così, dopo tre o quattro anni fisso in un posto deve partire, buttarsi in nuove esperienze, visitare posti, conoscere gente diversa, misurarsi col cambiamento. A parte gli anni sabbatici in giro per il mondo e la sua Parigi del cuore, ci sono stati i soggiorni in Honduras e Madrid. Adesso è la volta del Gabon, grande quasi come l'Italia con un milione e mezzo di popolazione in tutto. Dell'Africa conosco solo il nord, Egitto, Tunisia e Marocco, ma qui si tratta dell' Africa sub-sahariana, all'altezza dell'equatore. Non si è mai detto Europa bianca, Asia gialla o America rossa, perché mai allora chiamarla Africa nera che già il solo scriverlo mi fa un certo effetto? La dicitura "Africa nera", non so perché, suscita in me una certa inquietudine, sarà per il colore nero in aperto contrasto con la luminosità straordinaria dei luoghi, che invece immagino, forse è la paura di ciò che non conosco, un paese che mi risulta lontano e misterioso solo letto e mai visitato, forse tutte quelle vaccinazioni che vengono richieste. Prima di partire, mago del computer com'è, si è creato in un battibaleno un blog per raccontare e raccontarsi, naturalmente lo divorerò. Già il primo post di viaggio mi ha commosso, racconta che all'aeroporto Charles de Gaulle l'altoparlante del terminal comunica che in quel momento ci sono 500.000 persone in volo nei cieli del mondo e lui si chiede: " Où nous installerons-nous pour rêver maintenant que même les nuages sont surpeuplés?" dove potremo metterci a sognare adesso che persino le nuvole sono sovraffollate? Non so bene dove, Francesco, cercheremo insieme, forse rimangono le stelle, ma un posticino per sognare è indispensabile, bisogna trovarlo sempre, non è vero?
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Quel mio figliolo ecologista, terzomondista, idealista, saccopelista due giorni fa ha lasciato la sua amata Parigi e se n'è andato a vivere in Gabon, a Libreville, ha un contratto di lavoro per due anni, ma rinnovabili, forse diventeranno quattro, si vedrà. Va ad insegnare a giovani più giovani di lui la matematica, calcoli astrusi, radici quadrate, tante x e y, nel frattempo mi ha mandato una foto dell'università, un poco malandata per la verità, un serpente morto su un campo lungo i viali, cominciamo bene. Lui è fatto così, dopo tre o quattro anni fisso in un posto deve partire, buttarsi in nuove esperienze, visitare posti, conoscere gente diversa, misurarsi col cambiamento. A parte gli anni sabbatici in giro per il mondo e la sua Parigi del cuore, ci sono stati i soggiorni in Honduras e Madrid. Adesso è la volta del Gabon, grande quasi come l'Italia con un milione e mezzo di popolazione in tutto. Dell'Africa conosco solo il nord, Egitto, Tunisia e Marocco, ma qui si tratta dell' Africa sub-sahariana, all'altezza dell'equatore. Non si è mai detto Europa bianca, Asia gialla o America rossa, perché mai allora chiamarla Africa nera che già il solo scriverlo mi fa un certo effetto? La dicitura "Africa nera", non so perché, suscita in me una certa inquietudine, sarà per il colore nero in aperto contrasto con la luminosità straordinaria dei luoghi, che invece immagino, forse è la paura di ciò che non conosco, un paese che mi risulta lontano e misterioso solo letto e mai visitato, forse tutte quelle vaccinazioni che vengono richieste. Prima di partire, mago del computer com'è, si è creato in un battibaleno un blog per raccontare e raccontarsi, naturalmente lo divorerò. Già il primo post di viaggio mi ha commosso, racconta che all'aeroporto Charles de Gaulle l'altoparlante del terminal comunica che in quel momento ci sono 500.000 persone in volo nei cieli del mondo e lui si chiede: " Où nous installerons-nous pour rêver maintenant que même les nuages sont surpeuplés?" dove potremo metterci a sognare adesso che persino le nuvole sono sovraffollate? Non so bene dove, Francesco, cercheremo insieme, forse rimangono le stelle, ma un posticino per sognare è indispensabile, bisogna trovarlo sempre, non è vero?
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