Maria Andaloro quasi non trova le parole. «Ha visto il video di Moni Ovadia?», chiede. Alla risposta affermativa si ferma un attimo. E ripete quello che aveva già detto domenica sera quando la locandina della campagna Posto occupato aveva fatto la sua apparizione a Catania durante la presentazione di Apnea di Lorenzo Amurri. Anche lo scrittore romano, infatti, dopo la regista Roberta Torre, l'ex magistrato Gherardo Colombo, il fotografo palermitano Francesco Ferla con l'attrice Giuditta Jesu, il conduttore e scrittore Marco Presta, ha aderito alla campagna.
«Speravo che questa iniziativa potesse avere un riscontro nazionale. Sapevo che era valida, ma non pensavo che tutto potesse accadere così in fretta», confessa Maria, 43 anni, siciliana di Rometta Marea, provincia di Messina. Invece è accaduto. Posto occupato, campagna contro il femminicidio, partita dalla Sicilia, si sta diffondendo come un virus passando, su Facebook, di bacheca in bacheca.
Il meccanismo è semplice, quasi disarmante nella sua apparente banalità. «Chiediamo a chiunque lo voglia di riservare fisicamente un posto per ciascuna di quelle donne che, prima che un marito, un fidanzato, un ex, uno sconosciuto decidesse di porre fine alla loro vita, ne avevano diritto - spiega Maria -. Sono donne che andavano in tram, al cinema, al teatro, al supermercato a fare la spesa, a scuola, all'università. Posto occupato è una campagna per dare voce alle tante donne uccise per mano di uomini che dicevano di amarle. Noi quel posto vogliamo riservarlo a loro, affinché la quotidianità non lo sommerga per simbolizzare un'assenza che avrebbe dovuto essere presenza se non ci fosse stato l'incrocio fatale con un uomo che ha manifestato la sua bestialità, ammantandola di un "amore" che, invece, era un presunto diritto di proprietà. Vogliamo che gli uomini violenti si sentano accerchiati».
Maria parla di Posto occupato con un calore che fa sospettare che dietro possa esserci qualcosa di più. Lei non nega, ma non racconta. «In uno di quei posti avrei potuto esserci io, sono fortunata ad essere viva», dice in un soffio. «L'idea di fare qualcosa contro lo stillicidio quotidiano del femminicidio risale a qualche anno fa - racconta -. Pochi mesi fa, era aprile, è arrivato il momento di tradurla in azione concreta». Così è arrivato il logo, cruento. E' la gamba di una donna che s'intreccia con alcune lame stagliata in bianco dentro un cerchio rosso sangue che s'allunga in inconfondibili gocce. «Era necessario che l'impatto fosse forte», sottolinea Maria.
La speranza è che in tanti scarichino la locandina dal sito www.postoccupato.org e con quella occupino un posto. In tanti l'hanno già fatto dopo l'esordio a fine giugno nell'anfiteatro di Rometta Marea quando, durante una manifestazione culturale, la prima fila era occupata da un paio di scarpe rosse, una borsa, un mazzo di chiavi e le locandine dell'iniziativa. A condividere sono arrivate Confapi Sicilia, l'Università di Camerino che ha occupato permanentemente un posto in biblioteca e nella segreteria studenti, il Futura Festival di Civitanova Marche, il comune di Manfredonia e la commissione Pari opportunità della Federazione Nazionale della Stampa italiana. L'ha fatto anche Bill Emmott, autore del documentario che racconta il declino italiano durante il governo Berlusconi, Girlfriend in a coma, occupando un posto durante il premio Libero Bizzarri di San Benedetto del Tronto.
L'ultima adesione in ordine di tempo è quella di Moni Ovadia. L'artista di origine ebraica, ieri, ha registrato e postato un video con un messaggio di partecipazione all'iniziativa. «La violenza contro le donne - ha denunciato Ovadia - è una terrificante piaga di cui il nostro Paese ha uno dei record negativi. La violenza nasce da una sottocultura maschilista che nel nostro paese è assai diffusa, anche fino agli alti livelli della politica. Il corpo della donna è oggetto di arbitrio, di scempio, di effrazione. Il problema della donna è un problema di tutti».
Un problema che Posto occupato vorrebbe che entrasse nelle scuole, in memoria di Fabiana Luzzi, la 16enne di Corigliano Calabro accoltellata e data alle fiamme dal fidanzato di un solo anno più grande di lei. «Ci piacerebbe che nelle scuole venga occupato un banco», si augura Maria che chiude con una promessa: «Voglio andare personalmente a Villagrazia, il quartiere di Palermo dove la scorsa settimana Rosi Bonanno è stata assassinata dal suo ex davanti al figlio di due anni, ad appendere manifesti e occupare lo spazio. Perché lì le donne, per prime, devono capire che prendere botte non è normale».
Twitter @mariellacaruso
(Pubblicato su La Sicilia del 20 luglio 2013)