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Un pozzo sacro in abbandono nel cuore di Golfo Aranci

Creato il 02 giugno 2012 da Zfrantziscu
Il "tappo" del Pozzo sacro Milis in una foto del sito Sardegnainforma di Vittorio Sella Caro Gianfranco, chiedo ospitalità al tuo blog per portare all'attenzione le condizioni di incuria e di totale abbandono di un Pozzo sacro di inestimabile valore, come lo sono tutti i monumenti che testimoniano il culto delle acque della civiltà nuragica. E' quanto mi è stato possibile verificare a malincuore durante una recente passeggiata per visitare i luoghi che hanno il fascino di portarci indietro nel tempo, lontano dalle ferite impresse alle terre di mare.  Ma quel fascino è stato brutalmente frantumato quando la mia comitiva ha fatto tappa al Pozzo Sacro di Milis a Golfo Aranci. Nel cuore della stazione ferroviaria in disarmo da tempo, il tempio, seminascosto da un canneto, è parzialmente violato in passato dai binari della ferrovia che ha tagliato e coperto  il cortile originario dove si raccoglievano i pellegrini dei villaggi vicini e coloro che giungevano da lontano per praticare il culto delle acque. L'apice del degrado e dell'aggressione è balzato agli occhi con la constatazione che l'apertura  a tholos è chiusa da una copertura quadrata in ferro, preda della ruggine. La sorpresa  non è finita con questa violazione: sotto il tappo, poggiato su una vaschetta di cemento, è presente un'autoclave evidentemente installato per aspirare l'acqua con un tubo  di scarico che fuoriesce tra il coperchio e il manufatto, alterando in questo modo uno degli elementi significativi dei templi a pozzo. Il punto di sorgente dell'acqua è ancora raggiungibile da una lunga scala rettilinea che digrada in perfetta sintonia geometrica con una volta realizzata in lastre di granito. Al rientro da questo luogo della memoria ferita,  gli interrogativi   sono stati tanti e chiamano in causa coloro che per istituzione hanno il compito di vigilare e difendere i beni culturali della Gallura. Raggiungere il Pozzo sacro di Milis, anche se sopravvive a poche decine di metri dal mare nel centro di Golfo Aranci, non è stato facile: è assente  una segnalazione adeguata e rispettosa di chi ama visitare i monumenti della nostra civiltà. Bastano pochi soldi per installare alcuni cartelli guida, togliere le erbacce e ridurre il volume del canneto che oscura questo esemplare di architettura nuragica. Che non può essere ridotto in agonia ad emblema di una condizione di rovina in cui versano molte testimonianze del nostro cammino culturale. Una dettagliata inchiesta giornalistica, protagonisti stampa scritta e radio-tv, che dia voce a tutti i soggetti coinvolti in questo scempio, possa ostacolare un processo di cancellazione della nostra memoria sempre più assediata dalla cupidigia delle volumetrie e dall'inerzia di chi è preposto, anche nei litorali, a difendere i beni comuni.

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