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Un pranzo di spessore

Creato il 26 marzo 2015 da Ilbicchierediverso

Un pranzo di spessore

In un’epoca sempre più salutista nell’accezione dittatoriale, irregimentata nel suo voler rendere edotti sulle abitudini alimentari e la sopravvivenza del genere umano privandolo di grassi, cotture al salto e gusti “forti”, abbiamo deciso di mettere da parte i diktat modaioli e -in nome della moderazione, perché con essa si può fumare, mangiare, bere di tutto- farci un pranzo meneghino.
Allora eccoci alle prese con un appuntamento editoriale all’insegna del cibo lumbard presso l’Osteria dell’Acquabella (via San Rocco 11 – Milano).
Il locale è assolutamente storico, muove i suoi passi grazie a Mario Artuso negli anni ’50, e si respira la Milano di un tempo, non solo per l’arredamento e le foto, ma anche per un modo di fare tipicamente legato alla città, le sue strade e la sua gente.

Un pranzo di spessore

La personale scelta è ricaduta su un buonissimo antipasto Acquabella (raspadüra, affettati e insalata russa) dei Mundeghili -polpettine- con verdure miste, un quarto di vino rosso fermo (Valpolicella Ripasso), un caffè e un Vov. Gli altri commensali hanno virato su  riso al salto, Mundeghili, verdure saltate. Buonissima la carta dei vini e il menù con piatti tipici.
Gustosissimo per molte ragioni: per essersi ritrovati in una bolla spazio tempo, per aver “mangiato” (il rapporto qualità/prezzo è quasi perfetto), essere stati al sicuro dal tran tran moderno e logorante e aver potuto parlare in santa pace, senza musica, senza gente che strilla, perché nonostante sia un’Osteria, qui le persone hanno la buona educazione del dialogo cortese.

Ora, sul posto di lavoro, non ci sentiamo affatto appesantiti, ma travolti da un’insolita energia, che ci permette di tirare fuori il meglio di noi, alla faccia di verdure crude e scondite e pane di Kamut che fanno bene e sono gustosi, ma imposti in maniera dittatoriale e senza pensiero, risultano asettici e noiosi.

Buona scelta
IBD
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