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Un premier in salsa Thai

Creato il 11 marzo 2015 da Albertocapece

Un premier in salsa ThaiAnna Lombroso per il Simplicissimus

THAILANDIA: GOVERNO INSODDISFATTO DEI MEDIA, PUBBLICHERÀ SUO GIORNALE (Adn Kronos/Dpa). Eh si, veniamo informati che il governo militare thailandese è in procinto di pubblicare il proprio organo si stampa per contrastare quella che viene vista come una copertura mediatica negativa.  “For the People” (pare che questo sia la testata),  sarà pubblicato alla fine di marzo e verrà distribuito gratuitamente. Recentemente, il primo ministro Prayuth Chan-ocha,  è rimasto irritato dalla copertura mediatica del suo governo, chiedendo ripetutamente ai media di smettere di criticarlo, dal momento che stava facendo del suo meglio in circostanze difficili.

La notizia non deve essere sfuggita al Prayuth Chan-ocha de noantri, che l’avrà presa come caso di studio da imitare nella delicata fase di “razionalizzazione” e “valorizzazione” dell’informazione, grazie alla sua riforma della Rai, alle previste restrizioni della comunicazione in rete, a quelle prevedibili in materia di intercettazioni, alla caccia spietata a gufi, rosiconi,  alla criminalizzazione di una opposizione peraltro taciturna ed ammansita dalla minaccia di una esclusione elettorale, soprattutto  all’uso di mondo della menzogna e del ricatto come sistema di governo, dopo l’era della lusinga, dell’illusione e  del marketing delle promesse.

Se ci aggiungiamo, a conferma che il patto del Nazareno è soprattutto una inossidabile operazione commerciale per assicurare la posizione dominante a un azionariato industriale e politico, l’annunciata “fusione” tra Mondadori e Rcs – con la quale Mondadori acquisirebbe i quotidiani (Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, lo spagnolo El Mundo), i periodici (Oggi, Amica), le radio (Radio 105, Radio Montecarlo), tv sul digitale terrestre e sul web, agenzie di pubblicità, servizi di distribuzione e altre attività, ha pure una divisione libri che detiene circa l’11,7 per cento del mercato trade (secondo gruppo italiano, dietro Mondadori), oltre ai “marchi” Rizzoli, Adelphi, Archinto, Bompiani, Fabbri, Marsilio, Sonzogno e la spagnola La Esfera de los Libros, Rizzoli Lizard  e la storica Bur – allora abbiamo la conferma di un futuro segnato dal Partito unico, dall’Informazione unica, dall’Editore unico e presto dal Libro unico dell’Autore unico e tremo immaginando quali possano essere. Mentre non ci sarà il Pensiero unico, solo a causa dell’assoluta mancanza di pensiero dietro ad azioni dinamiche e perentorie finalizzate solo a escludere i cittadini da ogni processo decisionale, sociale, civile e democratico in modo da favorire profitto, nutrire insaziabile avidità, promuovere sfruttamento su larga scala.

Franceschini, che non ha battuto ciglio sulla scalata alla Rai rivelando un’arcaica propensione a ritenere   spettacolo, intrattenimento  e informazione come corpi estranei alla cultura,  continua a dirsi preoccupato per il “settore molto sensibile” del libro ma si affida all’autorità garante della concorrenza e del mercato   “un’autorità indipendente che valuterà secondo le regole del nostro ordinamento se c’è un rischio di trust o meno”. Stiamo sereni:  la stessa autorità prendendo spunto dal piano  Renzi per la banda larga, si è estasiata:   “è uno sforzo che raramente abbiamo visto prima. Anzi è uno sforzo mai visto. A cosa porterà vedremo”, esprimendo entusiasmo incondizionato per l’azione del governo.

Insomma saremo dominati da  un colosso editoriale che non avrebbe pari in tutta Europa, fagocitando il mercato del libro in Italia per il 40 per cento, esercitando  un formidabile potere  condizionante nei confronti degli autori, delle librerie, condannando a lenta morte le piccole case editrici. E da un ancora più tracotante monopolio televisivo se il Biscione si man­gerà il Cavallo, con la  con­trol­lata di Media­set, che a sua volta con­trolla la rete di tra­smis­sione della società,  pronta a mettere le mani su Rai Way, l’omologa società della tv pub­blica, in parte quo­tata, da novem­bre, in borsa, cosicché  l’Italia potrà vantare il primato di essere l’unico Paese europeo nel quale i produttori di contenuti possiedono anche le reti.  Operazione favorita  dalla improvvisa e sospetta smania del premier ad accelerare la riforma della gover­nance della tv pub­blica, sulla quale si attende il parere anche quello non imprevedibile del consiglio di amministrazione  di viale Maz­zini, dove alloggiano tra l’altro   quell’Anto­nio Verro, del quale si dice effettui monitoraggi quotidiani dei programmi sgraditi al patron della concorrenza,  e Anto­nio Pilati, suggeritore a suo tempo  della legge Gasparri.

Le rottamazioni dell’esperto in telecomunicazione in virtù della partecipazione alla Ruota della Fortuna, vanno sempre nello stesso verso: esautorare le gestioni correnti controllate da quel che resta dei partiti, per accentrare in capo al governo la scelta dell’amministratore unico,   con poteri ampi, come in qualunque azienda privata.  Così sul cavallo di Viale Mazzini salirà in groppa un Cavaliere solo, anzi due, quello vero e il suo scudiero, tramite personalità insospettabile, uno di quegli spaventapasseri, di quei manichini impagliati che Renzi sceglie per fare da paravento alle sue magagne.

Per oltre vent’anni le nostre scelte, i nostri consumi, i nostri desideri, il nostro voto sono stati condizionati dai format Mediaset, da quella realtà artefatta che scorreva parallela alle nostre esistenze, che ibridava politica e spettacolo, cittadinanza e visibilità, e che ci ha convertiti da cittadini in teleutenti, da elettori in spettatori che si esprimono con sms sulla sopravvivenza all’Isola dei Famosi o sull’affermazione di giovani e ambiziosi talenti.

In molti devono aver dato la preferenza a uno di loro, il più cinico, il più spregiudicato, tanto che è stato scelto e incaricato al di fuori delle regole democratiche, anzi, contro di esse. Aiutato dal disprezzo che quel che restava della sinistra riservava all’immaginario della “gente comune”, consegnata ai giochi dell’illusionista e poi del suo figlioccio.

Personalmente mi fa paura la minaccia della costruzione di quella tremenda macchina propagandistica che ha in mente, replica su scala di quella dei suoi padroni fuori di qui e al loro servizio, per trasmettere i diktat ricattatori delle sanzioni europee, per amplificare i messaggi intimidatori di chi guida le grandi campagne contro i nemici della civiltà, per dirigere la quotidiana diffamazione nei confronti di chi è renitente all’ubbidienza, ma anche per animare l’atmosfera elettrizzante delle false promesse, dei falsi risultati, della falsa occupazione, per somministrarci l’euforia fasulla delle Grandi Opere, dei Grandi Eventi, dei Grandi Manager. E che non ha nemmeno bisogno della vecchia televisione universalista,  e meno che mai dell’informazione, superflua in presenza di una comunicazione pilotata,  rivolta com’è  a instaurare relazioni solo private e personali, magari tramite tweet, con individui sempre più soli e labili, sempre più spaesati e diffidenti.

Macché fiction, la nostra realtà è un cinema verità, ma del filone catastrofista.

 


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