Ieri mattina mio marito aveva un impegno, così sono uscita da sola per la solita camminata a passo svelto, percorrendo però un altro itinerario che non facevo da tempo, la passeggiata lungo il torrente Talvera che passa poco dstante da casa mia.
Nonostante il barometro prevedesse pioggia, c’era invece un bel sole che illumivava i prati. Le stradine, data l’ora, erano pressoché deserte: qualche jogger, un pensionato che camminava lentamente col giornale sottobraccio e un grande silenzio.
Ad un tratto su una panchina, una scenetta deliziosa.
Un barbone, uno di quelli “veri”, non uno dei soliti questuanti extracomunitari organizzati con tanto di cellulare, seduto su una panchina ricoperta da sacchetti di plastica per proteggersi dall’umido notturno assorbito dal legno, magro, anzi allampanato, un giaccone trapuntato, scarponi chiusi uno con il classico laccio e l’altro con uno spago, un buffo berretto di lana in testa, accanto a lui uno zaino ed uno di quei carrellini per fare la spesa, contenenti tutti i suoi averi e, seduto accanto a lui sulla panca, un cagnetto, un bastardino dal pelo maculato che lo guardava con occhi adoranti, il musetto appoggiato sopra la sua gamba. E tutti e due facevano colazione,un boccone ciascuno, da un sacchetto dal quale il vecchio, sorridendo al suo amico, attingeva con la mano nodosa…