Magazine Cultura
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...L’unico disappunto era quel piccolo pianeta che si frapponeva tra loro e il paesaggio solare. In un certo senso, anche se non impediva alle cellule fotovoltaiche di assorbire tutta l’energia di cui avevano bisogno, quella piccola macchia verde e azzurra impediva a tutti loro di godersi pienamente quella veduta spettacolare. Era come una sbavatura fastidiosa su un bel quadro d’autore. Vasilius comunicò quel suo pensiero all’amico. “ Ho già provveduto.” Gli rispose quello. “ Provveduto a cosa?”. Enveron gli sorrise sornione: “ Il tempo di berci il prossimo grogg e capirai tutto...” Il cameriere portò giusto in quel momento altri due bicchieri del nettare ambrato. Li poggiò sul tavolino gravitazionale e poi ritornò dietro il bancone in mercurio solido del bar. Enveron prese il suo e senza aspettare che Vasilius terminasse il primo volle fare un brindisi con l’amico. “ A questo panorama eccezionale! – Propose. - E alla nostra amicizia, naturalmente...”. Vasilius alzò il bicchiere a sua volta, fece per toccare quello del generale, ma proprio in quel momento si udì un forte boato provenire dai diffusori acustici che galleggiavano sopra le loro teste come piccole astronavi in miniatura. L’attenzione di tutti i presenti, compresa quella del signor Vasilius, si concentrò su di un punto ben preciso nella parte bassa della terrazza panoramica. Il tutto durò solo pochi secondi, ma fu alquanto divertente e colorato. Una specie di piccolo fuoco d’artificio come quelli che si vedono nelle notti ghiacciate d’Orione, quando tutta la galassia numero trecentosessantaquattro festeggia l’inizio dell’anno cosmico. Qualcuno applaudì persino. Vasilius si godette lo spettacolo fino a che di quelpiccolo pianeta verde azzurro non rimasero che pochi frammenti quasi invisibili, che si dispersero ben presto nell’atmosfera, sciogliendosi in essa come granelli di zucchero colorato in una tazza di wok nero e bollente. “ …Ed ora, quell’insignificante pianetuncolo non ci darà più noia.” Sentenziò Enveron con una punta di soddisfazione. Vasilius sorrise e, questa volta senza interrompersi, brindò con l’amico. “A proposito, - disse - chissà che nome aveva...” “ Mi pare si chiamasse Terra.” Disse Enveron Vasilius arricciò le labbra in segno disapprovazione. “ Che nome idiota, per un pianeta.” Il generale rise di gusto. “ Hai proprio ragione, amico mio...”
FINE
Copyright Tiziano G. Bertoni
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