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Un Racconto di Natale - di Roberto Casadei

Creato il 11 dicembre 2010 da Laperonza

casadei.jpgInizio dicembre: Lucia era li sul trono della sua scarana da cassiera della libroteca Feltrinori & Mondanelli in centro, ci lavorava da tempi immemori, si narra addirittura che quando iniziò nelle librerie si vendevano solo libri e se alle libraie (più tardi declassate ad addette alla vendita nel settore media e comunicazione) chiedevi un consiglio ti guardavano attraverso gli occhi come farmaciste dell'anima e non si limitavano a mandarti negli scaffali delle megahit dove pontificavano Giornalecchini Butterati, Radiofilosofi Ruffiani, Mocciosi Diabetofacenti e Maghetti Occhialusfigati.

All'inizio la rivendita di sogni di carta era molto diversa: un dedalo diviso in tre stanze odoroso di quel petroleoso afrore che hanno le copertine appena stampate, gremito all'inverosimile in ogni anfratto di volumi, i libri non erano suddivisi in categorie.Toccava che prendevi sta scaletta rachitica e traballevole in legno con i bulloni slenti che facevan Crikognako e ti arrampicavi in cima agli scaffali sfidando la sorte e la gravità: quando arrivato in cima sentivi un rumore sinistro al piolo e la scala cominciava a svirgoleggiare ti aggrappavi al primo volume che capitava per controbilanciare lo sbangilamento, riottenuto un qual'equilibrio estraevi il volume che ti aveva salvato da morte certa e per riconoscenza lo acquistavi; non eri tu a scegliere i libri, eran loro a scegliere te: si narra di seriosi laurendi brufolosi entrati per comprare "la critica della ragion pura" ed usciti entusiasti ed affamabondi con "la scienza in cucina e l'arte di mangiar bene"; altre volte svampite squinziette senza sugo alcuno, entravano per comprare "I love shopping" e se ne uscivano piangenti e inaspettatamente felici, folgorate da una copia della "lettera sulla felicità".

Insomma la Lucia, che era passata dai banchi del classico a quell'antro grondante acari e conoscenza, quando la vecchia proprietaria cedette alla multinazionale della sapienza in scatola, ci rimase un bel po male...

I nuovi proprietari imposero un nuovo look ai locali e la quantità di libri fu decimata, da implacabili censori, per far posto a ciddì, giochi per Steyplescion e bilini in plastica vari. Furono assunte nuove commesse, bellegnocche con l'occhialino intellettualfacente con l'unico difetto (notato da pochi, sia mai...) di incristarsi sui congiuntivi e lasciare a spasso predicati e complementi.

Lucia non voleva mettersi la divisa d'ordinanza, perchè il pantalone era a vita sottoterra e lei stranamente si vergognava a mettere in bellavista il cudirozzo (e allora teneva sotto sti collantoni, e quando si chinava per prendere l'ulltimo capolavoro di Falio Fabetti,si vedeva st'ammasso di Lycra e in sottofondo sta mutandazza candida non proprio gnoccatoria), inoltre la camisetta "doveva" essere tenuta coi bottoni sopra aperti, e per la Lucia era un bel problema: è una garadura cercare di spiegare la differenza tra Moccia e Emily Bronte a giovinastri persi con lo sguardo in quell'abbondame quintico anteriore sballonzevole, così ottenne in via straordinaria e per evitare problemi di ordine pubblico di tener serrata la camicia; inoltre sta camisa sotto era stretta e la Lucia si vergognava alquanto delle pieghe barocche che prendevan le sue cicce...

Spiegata così può sembrare che Lucia sia una burdigotta senza speranza; ma sta squinzietta guarnita ha il suo perchè: saran sti riccioloni truciolosi che le incorniciano il facciotto candidoso; saran sti occhioni zurrissimi grandi da mucca che non san dire bugie; sarà sto sorriso che riesce a sovrastare ogni grigiume: insomma, il suo bel arsenale ce l'ha tutto.

"Non trovo Preghiera per un'amico di Irving, sai dirmi se ne avete una copia?" dissero un paio di maschiali occhi neri che la stavano guardando diritta nell'anima e non nell'airbagame anteriore."

Aspetta, ci guardo, penso proprio che sia finito!" rispose la Lucia, incuriosita dal fatto che un ragazzolo sui trenta stesse chiedendo un libro (un Signor Libro tra l'altro...) invece dell'ultimo gioco per la Uì.

"SIA?????" pensò il Teodoro (il proprietario degli occhi neri in questione)" un CONGIUNTIVO? Pensavo fossero estinti dopo la depenalizzazione dell'indicativo..."

"Strano, Irving non me lo chiede nessuno, se vuoi ho Hotel New Hampshire o Vedova per un'anno, è bello sapere che a qualcuno piaccia come ci dà giù di penna Irving, io lo adoro..." rispose con qualcosa che non era semplice cortesia dovuta la Lucia.

"Dopo che hai letto Le Regole della Casa del Sidro, fai fatica a non cercarne ancora di quelle pagine: Vedova per un'anno l'ho letto e non mi è piaciuto, troppo commerciale, Hotel New Hampshire, mi manca...intanto prendo quello, ma mettimi in ordine Preghiera per un'Amico, quando arriverà?"

"Eeeeehhhhh? Questo legge davvero Irving, spetta un pò Lucia, attacca la modalità maliziame a manetta che questo qui dobbiamo conoscerlo!" pensarono gli ormoni della giovine, la risposta che venne dalla bocca di Lucia però fu sto bell'accrocchio di cassate: "Ascolta, è fuori catalogo,faccio fatica a dirti quando arriva,se mi lasci il tuo numero, appena arriva ti avviso: come hai detto che ti chiami?"Teodoro gli diede il numero ed un gran sorriso e se ne andò con gli occhi della Lucia che gli radiografavano il contenuto ginsico posteriore.

Sabato venti dicembre all'una di pomeriggio il cellulare di Teodoro trillò, era la Lucia: "Scoooolta, ho una copia del libro, l'ho rimediata di scapuzzo e non te la posso consegnare in libreria, oggi non lavoro, se mi offri un'aperetivo stasera te la porto...", il Teodoro acconsentì dicendogli: "Molto volentieri, ci vediamo alle sette alla Cantina del Lupo però ti avviso: sarò con la mia ragazza!" e chiuse il cellulofono.

Lucia cominciò a tirar giù più madonne di un imbianchino ubriaco e dalla gran sclero ci diede giù di gran mestolate nel Nutellame, poi pensò: "Ma questo chi si crede di essere: prima mi fa l'occhio tartarugo poi pretende che vada a far l'aperitivo con lui e la sua morosa....ma guarda che gente...io però ci vado li stesso, certo che ci vado li stesso!"

Lucia si presentò alla Cantina del Lupo in perfetto orario, era un freddone umidoso del singolare e lei era semplicemente stupenda: sti occhi acquamarina da fiaba trionfavano su una maglia ed una gonna bianche in lana morbidosa a costone bianco panna, con berrettino in pendant da cui facevan busbus sti riccioloni da medusa, la gonna mostrava appena, pudica due cosciotti belli guarniti. Sembrava una Fatina dei Monti Innevati col vizio della Nutella.

Arrivò Teodoro con la sua ragazza e la Lucia si mise a ridere, e il suo volto si fece ancor più bello.

L'aperitivo divenne cena e i tre parlarono di tutto: di libri, di musica, di viaggi con una naturalezza che apriva il cuore; poi decisero di andare al cinema insieme, tra il primo ed il secondo tempo Teodoro lasciò le due sole e si mise a scrivere qualcosa su un foglietto; alla fine della serata Lucia diede il libro a Teodoro e Teodoro prese un libro dal portaoggetti, e ci infilò dentro il foglietto che aveva scritto prima, poi diede il libro alla Lucia.

Il Trittico si salutò e Lucia montò sulla sua Ipsilon ridacchiando e si fermò a leggere quello che c'era scritto sul biglietto.

Il libro era una copia del Piccolo Principe, quello che Teodoro aveva scritto come dedica era: "Scusa Lucia se ho approfittato di te, ma ho scorto nei tuoi occhi una dolcezza che non vedevo da anni: mi piaci molto e per le persone che ci piacciono si tende molto a far robe strane e che possono spiazzare; quest'anno quella adorabile scassamaroni da seconda elementare di mia figlia come regalo di Natale ha chiesto di vedermi felice, e mi ha fatto promettere che avrei cercato di uscire con la più bella Fata della Città, appena ti ha visto alla Cantina mi ha detto:"ce l'hai fatta babbo, è bellissima!", stasera Lucia, hai fatto un regalo bellissimo presentandoti lo stesso dopo che ti avevo detto che non sarei stato solo, vorrei tanto non finisse qui, sogni d'oro.."

Lucia si sentì strana, l'appuntamento di stasera era stato il più sbilenco di tutta la sua vita, ma era abituata alle storie scritte nei libri, quindi decise che per una volta nella vita, avrebbe scritto lei il finale; prese il cellulare e scrisse a Teodoro: "ci vediamo domani a pranzo, sono una catastrofe in cucina, quindi porta le lasagne e il gelato, NON E' UNA DOMANDA, quindi VI aspetto, sogni d'oro anche a te, neanche io vorrei finisse qui..."

No il finale non lo metto, le robe strambe e meravigliose non finiscono.


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