Ho chiesto ad un uomo di realizzare un sogno. E questa volta no, proprio non si tratta di Gianni.
Nel bellissimo evento al castello di Passirano che c’è stato in occasione di Franciacortando in cui era possibile assaggiare piatti salati e dolci di chef stellati e franciacortini, mi son fatta incuriosire da una curiosa accopiata, fatta da un panino ripieno di crema al Parmigiano e uno strano babà, appoggiato su una crema morbida e una pipetta che lo “infilzava”. Due chef ridevano e scherzavano tra di loro, si godevano la giornata facendo assaggiare i loro piatti a chi li avrebbe scelti e a chi aveva deciso di spendere un “gettone” nel loro cibo. Uno di loro era Augusto Pasini, uno chef giovane dalla risata contagiosa che ci ha regalato un babà, anche se ne avevamo chiesto uno solo, non abbiamo dovuto litigarcelo.
E ho capito che era lui, quello che stavo cercando.
Perché l’idea che mi ero messa in testa era quella di chiedere ad uno chef dalla mente elastica, di creare un piatto che fosse il risultato di un racconto. Volevo che qualcuno mettesse in tavola Gianni.
Non con i piedi sotto la tavola (che lì ci va fin troppo volentieri ed alla svelta!), volevo che Gianni fosse nel cibo: i suoi gusti, le sue passioni, i suoi viaggi. Tutti raccontati in una forchettata dopo l’altra, tutti in una scelta di gusti sapori e piatti che fossero cuciti su di Gianni, come un vestito su misura.
E così gli ho scritto e ho cercato di spiegargli la mia idea che a tratti poteva sembrare un po’ folle, ma visto il modo in cui l’ha accolta… Tanto folle non mi è sembrata.
E così giovedì sera ho bendato e “isolato” Gianni con la musica in cuffia e l’ho portato lì, dove lui voleva andare “prima o poi”.
La saletta privata (ovvero la cantina… facile immaginare la nostra gioia nel cenare circondati da champagnes e franciacorta) ci attendeva con il menu sul tavolo, e lì, ho potuto dire la frase più scenografica che potesse uscirmi, pensata così tanto da sembrare ridicola quando è uscita dalla mia bocca:
“Stasera non devi scegliere il menu, tu… Sei il menu”
E con un tempismo da manuale lo chef è sceso e ha cominciato a raccontarci un menù, creato apposta per lui. E quindi un hamburger che lo portava in viaggio nei suoi amati Stati Uniti, ma immerso in una crema burrosa che profumava di oriente (il contrasto tra il dolce dei gamberi e la crosta dell’hamburger al sesamo era un’accoppiata perfetta… La salsa, da scarpetta … Anche con le dita!), poi un risotto rosso intenso che ricordava i miei capelli al sapore delicato di barbabietola e Franciacorta con il contrasto forte di un “tartufo”di caviale … Per poi tornare in Italia -perché sempre si torna – con un piatto della tradizione bresciana rivisitato, un fish and chips delicato (e senza chips, visto che “come patate” c’era una crema morbida in cui intingere il pesce … che abbinava anche una grattata di lime, strano e buonissimo).
Come dolce una millefoglie alle fragole e menta che nonostante fosse abbondante non mi è bastata.
Tutto questo bevendo champagne.
L’emozione negli occhi di Gianni è stata impagabile. Perché in fondo ad una persona così cosa regali? Un profumo? Un kit di chiavi inglesi? Potrei anche pensarci ma sapendo quali sono le sue reazioni alle emozioni inaspettate… Beh, lo porterei a lanciarsi con il paracadute (non lo farebbe!).
La parte migliore? Il menu non era concordato. Mi sono fidata, e basta. Sperando che avesse capito che gli stavo mettendo in mano qualcosa di importante. Ok, nei due giorni precedenti alla cena sono stata presa dal panico, lo ammetto.
Il prezzo? Se vi interessa ve lo dico in privato, perché questa cena aveva un prezzo che ho pagato con piacere, e questo post… No, proprio non è una marchetta.
Augusto è giovane, molto. Ma ha alle spalle ristoranti come il Miramonti l’Altro di Philippe Lévillé (chi è del settore può capire cosa intendo : il risotto che ci è stato messo in tavola era perfetto) o la Dispensa Pani e Vini di Vittorio Fusari… Ha le gambe solide e una mano eccellente per poter fare della strada, a parer mio.
Testa, cuore, passione, generosità. Per me è sì.
E così comincia la sezione food di scusateiovado.
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