Lucio Dalla
Un piccolo ricordo di Lucio Dalla..forse nel 1967-68.
Era d’autunno sicuro o giù di lì , forse un pò più avanti,infatti facemmo gli ultimi metri insieme a piedi per arrivare in stazione,a Vercelli,e lui aveva il basco in testa,un giaccone di lana sullo scuro,una borsa in mano di cuoio come si usava da studenti e la sua immancabile barbetta.
Noi facevamo i pendolari all’Università di Torino,e Lucio avrà avuto venticinque-ventisei anni circa,prendeva il treno per Milano delle 8 e qualche cosa del mattino,e forse aveva suonato da noi la sera precedente,non ricordo.
A me pare venisse su dalla via Galileo Ferraris,avrebbe quindi dormito al Vapore,un albergo che ora non c’è più.
Era solo e senza strumenti,e sulla banchina tra le rotaie lo guardai bene per essere sicuro che fosse lui,altrettanto fece lui,rispondendo al mio sguardo,in fondo un po’ di notorietà non gli doveva dar fastidio,essere riconosciuto per strada,nulla più,sapevo chi era,ne ascoltavo già le canzoni per radio,ma non era ancora molto famoso.
In più avevo superato quell’età del chiedere l’autografo,non lo feci neppure col pilota di Ferrari Lorenzo Bandini,che morì giovanissimo,di cui ero appassionato,quando lo incontrai sotto la galleria del Sestriere un gennaio,quando ancora ero in collegio,quindi avrò avuto diciassette anni e lui era sotto i trenta .Con Bandini fu diverso,aveva il cappotto perché non sapeva sciare,mi raccontò,che era lì in vacanza qualche giorno con la moglie,ed era un tipo sorridente.Per cui l’approccio venne facile.
Lorenzo Bandini? Gli feci. E lui rispose, sì.
Era contento di sapere che mi piacessero le macchine da corsa e che seguissi anche le sue evoluzioni e facemmo due parole insieme.Di più non potevo,avevo gli sci in spalla e camminavo in direzione delle piste.
Lucio all’epoca pareva più musone di Bandini,se pur fossero della stessa regione,più o meno,ma con Dalla non mi sarebbe venuto fuori qualcosa in comune su cui parlare così,d’immediato.
Mi spiace.
Lorenzo Bandini