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Un ricordo del “Barone Antonio Pucci di Benisichi, mitico pilota della Targa Florio, nelle parole del figlio Gianfranco

Creato il 09 febbraio 2016 da Goodmorningsicilia

65porscheIl “Barone Antonio Pucci Di Benisichi, mitico pilota della Targa Florio, vinta nel 1966, era soprannominato dagli amici «il gattopardo volante» Un brillante pilota e certamente … Negli anni Cinquanta e Sessanta il Barone Antonio Pucci di Benisichi era una celebrità. Oggi intervistiamo il figlio Gianfranco, che ricorda il suo famoso papà.

di Chiara Fici

Certamente mi rendo conto che gli episodi ed i ricordi che riguardano il suo papà sono moltissimi ma vorrebbe accennare ai lettori un episodio che le è rimasto particolarmente impresso nella memoria?

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Si effettivamente su mio padre, risponde con quel garbo innato da nobile signore siciliano Gianfranco Pucci, ci sarebbe tanto da raccontare, per esempio ricordo che mio padre aveva l’abitudine di portare con se sempre una borsa portadocumenti dove c’era, tra l’altro, una pistola. A metà degli anni cinquanta/ sessanta, le strade, in generale, erano molto dissestate , specialmente quelle di campagna, ma a mio padre è sempre piaciuto mantenere come dire un andatura “allegra e non certamente lenta”. Ecco che un giorno, mentre percorreva le tortuose stradine che portano a quei luoghi ameni delle bellissime Madonie, gli si parò dinanzi una vettura che percorreva la sua stessa strada ma con un andatura a dir poco da “lumaca”. Mio padre, che non sopportava le persone lente alla guida, riesce a superare la vettura che lo precedeva, seppur per poco, al bivio verso Cerda e fa un “gestaccio”… come risposta, la vettura si accoda ed anche quella di mio padre. Scendono due energumeni che volevano conto e ragione del gestaccio, pronti alla lite ad ogni costo. A questa provocazione, mio padre che era un uomo di poche parole ma di molti fatti, prende la pistola e la poggia sul petto come segno di sfida… subito coloro che poco prima erano pronti a menar le mani, capendo che erano di fronte ad un uomo che andava subito al dunque, risalirono in macchina e continuarono la loro strada come se nulla fosse successo. “Mio padre diceva spesso, conclude il Barone Pucci,: “Il parlare fino a se stesso non è produttivo”

Un altro episodio che spesso amo raccontare dei tanti che ricordano mio padre è quello che accadde  negli anni cinquanta. Lui era molto amico del pilota piemontese che si chiamava Umberto Magliali, che vinse la Targa negli anni 56. Stavano percorrendo il tracciato del giro di Sicilia, in macchina ,oltre lui e mio padre, c’era la moglie di Umberto che si chiamava Gherti. Durante una sosta a Siracusa, papà offrì il latte di mandorla fresco, buonissima bevanda tipica della Sicilia, che noi amiamo sorseggiare durante le calde giornate estive. Gherti gradì moltissimo la fresca bevanda a tal punto che chiese a mio padre, come si produceva il latte di mandorla e come risposta mio padre disse che in Sicilia e soltanto in Sicilia, esistevano delle particolari mucche che venivano nutrite con le mandorle. Manco a farlo apposta nella piana di Siracusa, il territorio che stavamo percorrendo, si trovano diversi mandorleti e passando di li, c’erano delle mucche che brucavano l’erba sotto i mandorli in piena fioritura. Arrivati a Catania, entrando in un bar, arsi dalla calura Gherti chiese: “Un bicchiere di latte di mandorla appena MUNTO ,prego”!

La passione per le auto da corsa è, nella vostra famiglia,  amore che dura da ben tre generazioni. Da cosa ha avuto origine?

“Mio padre era grande amico di Vincenzo Florio; tra il 1925 ed il 1935, comprò una Bugatti Gran prix con la quale partecipò a diverse gare, vincendo una coppa in una gara che si svolse vicino Caltanissetta. Da li nacque la passione per le auto da parte di papà  il quale, già all’età di sedici anni, possedeva una Topolino con la quale cominciò a scorrazzare per le stradine di Caltanissetta. Alla fine della Guerra, nel 1947, esordì con la “Montepellegrino”; in seguito, incoraggiato dai risultati e dalla innata indole alla competizione, comprò la prima Cisitalia ( che era un marchio automobilistico che produceva auto da competizione). Con questa vettura, si mise in risalto nel panorama automobilistico siciliano; e dal quel momento, fu un continuo crescendo di successi fino a diventare pilota ufficiale della Porsche (in questo lasso di tempo, mio padre, è stato anche pilota semiufficiale della Ferrari”.

Mi racconti della amicizia di suo padre con Enzo Ferrari, un amicizia piena di rispetto ma anche di gioiosi /goliardici ricordi.

“Enzo Ferrari fu molto amico di mio padre, di lui aveva rispetto e lo studiò a fondo facendone un “ritratto” anche nel suo libro dal titolo “Le mie gioie terribili”. Ecco come Ferrari lo descrisse:”…..capelli neri, baffi neri, occhi neri…forte in macchina ma ha un caratteraccio…”

Perché caratteraccio?

“Perché nel 1955, durante il Giro di Sicilia, mio padre partecipava con una Ferrari privata. Durante la gara fu davanti a quelle ufficiali, sicuro della sua imminente vittoria. Durante un rifornimento a Caltanissetta, chiedendo una informazione sulla sua posizione, anziché dirgli la verità , cioè  che aveva un vantaggio di pochi secondi sulle Ferrari ufficiali, gli dissero di andare tranquillo perché  aveva un buon margine di vantaggio, e cosi fece, anziché  andare al massimo rallentò. Alla fine della gara , quando “l’inganno” venne a galla, durante una sua visita a Maranello, presso la Ferrari, disse al Commendatore: “Adesso esco da qui e  vado alla Maserati, ne compro una per battere le sue macchine!”

Cosa consiglia ai giovani che sono appassionati di corse automobilistiche e che vorrebbero intraprendere questa professione?

“Due anni fa ho scritto un articolo dove dicevo che oggi i ragazzi che vorrebbero intraprendere l’attività agonistica dovrebbero prima andare in banca, accendere un mutuo e poi cominciare, perché i costi sono esagerati. A dimostrazione di ciò, come mi ha insegnato mio padre, “che non si parla per parlare ma bisogna agire”, ho iniziato a collaborare con il proprietario dell’Autodromo Vincenzo Florio. Una felice cooperazione che permette ai giovani di intraprendere la loro attività agonistica a costi adeguati alle loro possibilità”.

Un’ultima domanda, dove è ubicato l’autodromo?

“Esso si trova, a dieci km da Palermo. L’architetto Ragusa anche lui appassionato pilota, ha individuato questo sito, dove , nonostante pressioni politiche e mafiose, con enormi sacrifici, è riuscito a realizzare questo impianto per consentire agli appassionati di dare “sfogo” ai loro hobby motoristici”. Il motto del mitico “Gattopardo volante”( non si parla per parlare ma si parla per agire), ben si presta alla attuale situazione politica in cui versa la nostra amata terra di Sicilia. Questo nobile siciliano ha dato, con il sua passione automobilistica, esempio di forza di intenti e di valore nonché di onestà di gara, tutti valori che i politici siciliani dovrebbero tenere in considerazione ed imitare l’esempio di un nobile siciliano del recente passato come è stato Antonio Pucci.


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