Il 4 gennaio 2013 scompariva Decio Canzio, storico direttore generale della Sergio Bonelli Editore. Il consigliere dell’Anafi Luigi Marcianò, sulle pagine della rivista Fumetto, ne tracciava un ritratto professionale e umano, ripercorrendo le principali tappe della sua carriera editoriale e sottolineando le doti che hanno reso Canzio una delle figure eminenti del fumetto italiano.
A un anno dalla morte, Lo Spazio Bianco ripubblica integralmente l’affettuoso ricordo scritto da Marcianò, riprendendo la collaborazione con l’Anafi, che vedrà la riproposta, con cadenza mensile, di una selezione degli articoli apparsi nel tempo su Fumetto, rivista ufficiale dell’associazione.
Decio Canzio: grande persona e manager di straordinarie capacità
[Articolo pubblicato originariamente su Fumetto n° 85/2013 a firma di Luigi Marcianò.]
Il 4 Gennaio u.s. è venuta a mancare una delle figure più rappresentative del fumetto italiano, Decio Canzio. Persona molto riservata, ma, al momento opportuno, sempre presente in ambito redazionale, non mancava di elargire, con lungimiranza, consigli e dritte per un buon esito di una storia o di una collana in lavorazione.
Decio Canzio riceve il premio Anafi (1996).
Amico di vecchia data di Sergio Bonelli, Decio Canzio, nato a Milano il 27 ottobre 1930, è stato per un trentennio il Direttore Generale della SBE, dopo aver anche ricoperto gli incarichi di Redattore-capo e Curatore-coordinatore di tutte le pubblicazioni bonelliane. Scrittore e sceneggiatore di fumetti, dopo la Maturità Classica, ha frequentato il Politecnico di Ferrara dove, nei primi anni ‘50, ha conseguito il Diploma di Perito Saccarifero.
Dopo una lunga esperienza come capofabbrica in uno zuccherificio, verso la metà degli anni ‘60, cambia totalmente registro e approda al mondo dell’editoria. Collabora redazionalmente a una Enciclopedia per Ragazzi e, tra il 1968 e il 1973, lavora per l’Editoriale Milanese per la quale scrive due libri, Il Diavolo, illustrato da Dino Battaglia, e La Guida dell’Aldilà, nonché i famosi Milano Dove, una serie di guide basate su costume, turismo e gastronomia della città meneghina. Intanto, per le Edizioni Garzanti scrive Technopolis un volume di futurologia, argomento verso cui ha sempre avuto una forte attrazione. Dal momento in cui arriva alla Cepim di Sergio Bonelli, lavorando sempre in tandem con quest’ultimo, nei primi anni ‘70, Canzio dimostra particolari risorse e profonde capacità organizzative nell’ambito editoriale, sempre pronto a fornire nuove idee, nonché collaborazioni, impegnandosi anche in prima persona e sempre con gentilezza e disponibilità, cercando, nel limite del possibile, di entrare nel campo dei collaboratori senza essere invadente. Con queste caratteristiche, lo troviamo a collaborare alla Collana America, una serie di volumi/saggio sulla storia e i protagonisti del continente americano, ma anche pronto a dare una mano e le sue conoscenze per le collane a fumetti, quando le necessità di consegna per varie defezioni si facevano impellenti.
L’artiglio del mostro, la storia con cui Decio Canzio esordì (1973).
Oltre a rilanciare il personaggio di Akim e curare la collana Un Uomo, un’avventura, per la quale è soggettista-sceneggiatore di due storie, scrive diversi episodi de Il Piccolo Ranger, nonché altri di Zagor e di Tex impostando le avventure su di un ritmo tutto personale e inserendo elementi, fino ad allora poco utilizzati, di genere horror, thrilling o fantascientifici.
Sempre cortese, non mancava di condire i suoi discorsi con una piacevole e sottile ironia e la sua compagnia era garbata e amabile.
Non era facile incontrarlo alle varie kermesse fumettistiche – come dicevo, era una persona abbastanza schiva – e non amava particolarmente le cosiddette “luci dei riflettori”. Ciononostante, quando gli impegni glielo permettevano, veniva volentieri alle manifestazioni organizzate dalla nostra Associazione, per la quale nutriva una sincera amicizia e simpatia.
Con noi è sempre stato disponibile a mettere una “buona parola” con Sergio Bonelli per favorirci in eventuali ristampe di personaggi legati al mondo bonelliano e non mancava, nel caso, di darci anche qualche prezioso consiglio. Personalmente con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto, e ricordo con molto affetto quando, nel 1996, gli consegnai il Premio Anafi, che è seguito a un godibile incontro conviviale in quel di Reggio Emilia.
Ogni tanto mi confessava un suo grande desiderio: venire dalle mie parti, una volta in pensione, per poter andare in barca nella laguna di Grado e godersi in uno dei “casoni” dei pescatori – che numerosi costellano la laguna – una copiosa e gustosa “sardelata” (sardelle e alici alla griglia). Purtroppo, non è stato mai possibile, perché, una volta andato in pensione – non mancando, comunque, di continuare a dare il suo apporto e mettere a disposizione la sua lunga esperienza alla Sergio Bonelli Editore come collaboratore esterno – le sue condizioni di salute erano peggiorate e non gli permettevano lunghi spostamenti.
Con la sua morte, oltre che venire a mancare un amico e un uomo di straordinaria cultura, scompare una delle colonne portanti del nostro piccolo/grande mondo del fumetto.
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