Di Vittorio morì il 3 novembre del 1957.
Qualcosa che rese unico Di Vittorio fu probabilmente il suo opporsi a Togliatti (e quindi Stalin), una cosa inconcepibile per un “compagno”.
Il dissenso tra Di Vittorio e Togliatti esplose in tutta la sua crudezza con i “fatti di Budapest” del 1956, come pudicamente vengono ancora chiamati. Era la prima clamorosa prova della frattura tra potere e società apertasi nel “socialismo realizzato”. Il Pci e la sinistra italiana tacquero.
E qui, Bruno Trentin.
L’autocritica seguita alla sconfitta della Fiom alla Fiat nel 1955 ne è una testimonianza limpida. “Anche se la colpa è al 99% del padrone, se c’è un 1% che ci riguarda -disse al Direttivo della Cgil- è su questo che io voglio lavorare”. E quel 1% non era piccola cosa. Si trattava di riappropriarsi dei problemi della condizione operaia anche attraverso nuove forme di democrazia e rappresentanza sindacale.