Paul Mazursky (MyMovies)
Forse il suo nome non dirà molto a tante persone, ma credo che cinefili o semplici appassionati della Settima Arte lo assoceranno sicuramente a pellicole quali Harry and Tonto, 1974, o Una donna tutta sola (An Unmarried Woman, 1978), certo fra le opere migliori (entrambe ottennero una nomination all’Oscar come miglior sceneggiatura originale, la seconda anche come miglior film) del regista, sceneggiatore ed attore Paul Mazursky (Irwin di nascita, Brooklyn, New York, 1930), morto lunedì scorso, 30 giugno, a Los Angeles.
Fra gli esponenti della cosiddetta “scuola di New York”, sorta di Nouvelle Vague che fra gli anni ’70 ed ‘80 provò ad affrancarsi dai rigidi schemi hollywoodiani per offrire risalto, a seconda degli autori, tanto ad una realistica quotidianità quanto ad una maggiore libertà espressiva nell’ambito dei vari generi, Mazursky si fece notare per una profonda cinefilia, idonea a trarre ispirazione da molte pellicole europee, francesi ed italiane in particolare, sin dal suo primo lavoro cinematografico, il cortometraggio del 1962 Last Year at Malibu, (parodia, già nel titolo, del film di Resnais L’année dernière à Marienbad, 1961), elemento che connotò praticamente tutta la sua produzione (i citati Harry and Tonto e An Unmarried Woman si rifacevano, rispettivamente, ad Umberto D. di Vittorio De Sica e ad Une femme mariée di Jean-Luc Godard, per quanto il nostro si divertisse non poco a scombinare le carte in tavola rispetto alle opere d’origine, fra richiami e spunti originali), alternando toni ora prevalentemente autobiografici (Alex in Wonderland, 1970, Il mondo di Alex), ora volti alla satira di costume, cui non era estraneo un pungente umorismo di pura matrice ebraica, richiamando al riguardo le origini dell’autore.
(filmtv.it)
Il suo definitivo esordio come regista, dopo i trascorsi in qualità di autore ed attore teatrale, televisivo e cinematografico (fu uno degli interpreti principali di Fear and desire, Paura e desiderio, 1953, Stanley Kubrick), avvenne nel 1969, con Bob & Carol & Ted & Alice, del quale scrisse anche la sceneggiatura, insieme a Larry Tucker (ottenendo al riguardo la prima nomination all’Oscar), film piuttosto rivoluzionario nella sua disinvolta descrizione dei mutamenti nei costumi sessuali che stavano ormai facendosi strada all’interno della classe media americana del periodo.
La produzione di Mazursky, come soggettista, sceneggiatore e regista, è stata particolarmente felice sino a tutti gli anni ’80, ricordando, fra gli altri, oltre ai titoli già citati, Blume in Love (Una pazza storia d’amore, 1973), Willie and Phil (Io, Willy e Phil, 1980), Down and out in Beverly Hills (Su e giù per Beverly Hills, 1986) e soprattutto Enemies, a Love Story (Nemici, una storia d’amore, 1989), tratto dal romanzo Sonim, di Geshichte fun a Liebe di Isaac Bashevis Singer, 1966 (quarta nomination all’Oscar, miglior sceneggiatura non originale), mentre del tutto trascurabile, almeno a mio avviso, è la produzione degli anni ’90, con l’eccezione, in parte, rappresentata da Storie di amori e infedeltà, Scenes from a Mall, 1991, con Woody Allen e Bette Midler, per quanto il Mazursky’s touch apparisse lontano dall’ispirazione originaria, incartato su stesso e non del tutto idoneo a sfruttare con la consueta sapida leggerezza i sempre presenti richiami cinefili (in tal caso Scener ur ett äktenskap, Scene da un matrimonio, Ingmar Bergman, 1973), ormai delineati come semplice esercizio di stile.