Sono nei nostri occhi, ormai da qualche giorno in loop continuo, le tragiche immagini delle esplosioni degli ordigni a Boston. Anche se può sembrare cinico da dire, tragedia sì, ma di “portata” molto inferiore a quell’altro grande evento “collettivo” che è stato l’11 settembre; e tuttavia, grazie alla imperante mediatizzazione, rilanciata dagli schermi dei nostri televisori ai quotidiani online, da Youtube a Twitter in una continua ri-visione e ri-elaborazione.
Se i mass media, e anche i cosiddetti nuovi media (che poi, forse, di nuovo non hanno molto) hanno la capacità straordinaria di creare narrazioni popolari, introiettate e condivise tra milioni di persone, la narrazione più “autentica”, quella del romanzo, a volte, attraverso l’immaginazione dell’autore può "vedere prima".
È il caso segnalato a «The Huffington Post» da Tom Lonergan. Infatti, nel 2002, Lonergan autopubblicò un romanzo, intitolato Heartbreak Hill, e sottotitolato “The Boston Marathon Thriller”, nel quale si immaginava il piazzamento di una serie di bombe, lungo il percorso della gara, da parte di un estremista di destra.
Lo stesso Lonergan ha affermato di aver avuto l’idea buona per scrivere il romanzo proprio correndo la centesima maratona di Boston, nel 1996. La domanda che si sono posti in tanti, nell’apprendere del romanzo di Lonergan, è stata se l’autore non abbia voluto, in qualche modo, usare la strage per fare pubblicità a se stesso e alla propria opera. In effetti, non ci è dato saperlo.
Non è difficile, però, riflettere su come, in questi tempi nostri, la realtà stia finendo per diventare, non di rado, meno reale dell’immaginazione. E le costruzioni della fantasia, le creazioni fantasmatiche, più “vere” del “vero”.
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