Nel mercato editoriale sempre più saturo di romanzi di ogni genere, un mondo in cui ogni settimana esce almeno una trentina di imperdibili, rivoluzionarie nuove storie, la mia più spontanea reazione di lettore saturo di capolavori da dieci giorni e poi mai più è stata quella di spostare l’attenzione – da sempre focalizzata sulla fiction – verso i libri biografici.
Partendo dal presupposto che da anni non mi capita di essere folgorato dallo stile di un nuovo scrittore, cerco almeno di lasciarmi stupire da vite straordinarie, dall’onestà oggettiva con cui gli autori – non sempre, per carità – riescono a raccontarle (ecco perché la mia conditio-sine-qua-non è che non siano assolutamente autobiografie ma punti di vista esterni e lontani da chi quelle esistenze le ha vissute in prima persona).
Inevitabile è stato sbattere contro il megatomo di Walter Isaacson sulla grande epopea di Steve Jobs, best seller internazionale che riassume, in appena 642 pagine, gli splendori e le miserie del fondatore di Apple Computers.
No.. non nessuna c’è ironia in quell’”appena 642 pagine”, perché – se si decide di non tenere conto dello stile piatto e anonimo scelto da Isaacson e della frettolosissima traduzione italiana – “Steve Jobs” (inteso questa volta come titolo di libro, non come nome proprio di persona) è un vero e proprio romanzone in stile ottocentesco che non si vorrebbe mai finire.
La vita di Jobs, tra cultura hippy e alta finanza, tra LSD e visioni hi-tech, tra figli abbandonati e operazioni filantropiche, è una trama che non ha paragoni nel catalogo della narrativa mondiale di oggi. Come i grandi personaggi di Dickens, di Balzac, di Hugo, “Steve Jobs” descrive e trasuda una vita che, attraversandola e plasmandola, rappresenta e racconta anche tutta l’epoca storica in cui è immersa.
Dal buddhismo delle comuni anni ’70 fino alle cene con Ronald Reagan, dal celebre garage di Palo Alto fino alle conventions attese da tutto il mondo, l’avventura di Jobs è la fotografia esatta di un mondo che si trasforma. E il personaggio-Steve è un capolavoro di caratterizzazione letteraria, con i suoi comportamenti estremi, la genialità e i lati terrificanti della sua irascibile personalità. Un personaggio quasi superomistico ma, grazie ai suoi spaventosi difetti, più umano di chiunque altro. Insomma quello che, si trattasse di una trama di fantasia, ci verrebbe da definire come un protagonista perfettamente costruito.
Solo che in questo caso non c’è nulla di inventato. Solo che in questo caso qui è tutto accaduto per davvero, a Steve Jobs e anche a noi lettori.