Da cosa si evince che la F.A. inglese, la D.F.B. tedesca e la F.F.F. francese avessero molte più speranze della loro omologa italiana di portare una squadra in finale di Champions League il 6 giugno 2015?
Beh, dal fatto che, invece di programmare l’ultimo atto della coppa nazionale il giorno dopo la finale di Berlino, avevano pensato di fissarlo sabato 30 maggio. Come del resto aveva fatto la federazione spagnola. Questa decisione, rivelatasi in realtà lungimirante solo per gli iberici, ha così determinato una singolare concentrazione in poche ore di partite dal non ritorno, con trofeo incluso. E in tempo di calcio spezzatino, diluito all’inverosimile, non è un’occasione da gettare al vento.
il 4-0 definitivo segnato dal subentrato Giroud. Rispetto alla faticosa 3-2 rimonta contro l’Hull City di dodici mesi fa, una vittoria decisamente meno sofferta.
Mentre l’Aston Villa naufraga, all’Olympiastadion di Berlino parte la finale sulla carta più equilibrata, quella di DFB Pokal tra il Borussia Dortmund, che festeggia l’ultima panchina di Klopp, e il Wolfsburg, reduce dal secondo posto in Bundesliga. Quando ci sono i maggiolini non ci si annoia mai e, infatti, il primo tempo regala quattro gol. I fumogeni non si sono ancora diradati, la capigliatura di Aubameyang non è ancora completamente visibile,
quando l’attaccante del Gabon porta i suoi in vantaggio con un bel destro al volo sottomisura su cross di Kagawa. Poi il Wolfsburg ne fa tre: punizione di Naldo, non trattenuta da Langerak, e Luiz Gustavo pareggia; De Bruijn, sigla dal limite il sorpasso con Langerak, grande protagonista in semifinale col Bayern (anche per aver messo KO Lewandowski), ma non impeccabile anche in questo caso; chiude Bas Dost di testa su bell’assist di Perišić (e dormita di Subotić). Nella ripresa il risultato non cambia, nonostante Caligiuri, Dost e Aubameyang ci provino. Il Wolfsburg vince così la sua prima Coppa di Germania e la affianca allo scudetto 2009. Intanto, Leo Messi ha già segnato all’Athletic Bilbao, dopo essersi portato in gita sulla fascia sinistra mezza squadra basca.
Si gioca al Camp Nou, come se i blaugrana avessero bisogno dell’aiuto ambientale. Il 2-0 alla mezzora è disarmante: dopo un prolungato possesso palla un’accelerazione di Rakitić innesca un triangolo con Suarez e Neymar che a porta vuota deposita in rete. Qui, niente da fare.
Viriamo su Paris Saint Germain-Auxerre, con la squadra, finita addirittura nona in Ligue 2, che è arrivata al 50′ ancora sullo 0-0, grazie agli interventi un po’ al limite del suo portiere Léo, a una strenua difesa e al palo che ha respinto un tiro di Thiago Motta.
Cavani manca due gol non difficili (per lui), poi con un grandissimo colpo di testa su cross di van der Wiel spiana la strada ai parigini. All’88’ Livio Nabab e Puygrenier su azione da corner non riescono a trovare la porta su azione di corner e ogni residua speranza di finale a sorpresa svanisce. Intanto Messi su cross di Dani Alves e poi Inaki Williams portano a 3-1 lo score al Camp Nou. Prima del fischio finale Neymar ha il tempo di provare un giochino e di essere sbattuto a terra con giusto disinteresse del pallone da parte di Etxeita.
Per i blaugrana arriva, quindi, l’accoppiata campionato-coppa e per tutti quanti una certezza: la finale di Champions League del 6 giugno 2015 permetterà al Barcellona o alla Juventus di ottenere un nuovo triplete, a soli due anni da quello ottenuto dal Bayern Monaco di Jupp Heynckes.
A proposito, la vera sorpresa -scopriamo alla fine- si è avuta in Scozia, perché la FA Scottish Cup è andata all’Inverness, che in semifinale ha superato ai supplementari il Celtic Glasgow, imbattibile, o quasi, in patria.
federico
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