Sta succedendo qualcosa in questo mio molto ex monotematico blog, i lettori sono rimasti pochi (se mi stanco io a scrivere penso a loro che hanno migliaia di articoli scritti da giornalisti) ma si incomincia ad avere qualche relazione a cui tengo per capire e capirmi.
L’agricoltura sociale continua il suo cammino, il 21 giugno a Napoli per 2 giorni si ritroveranno in molti e le norme si stanno ampliando in altre Regioni (la Liguria sta discutendo, la Commissione Agricoltura valuta e approva disegni di legge unificati, la cooperazione sociale vuole, giustamente, essere parte integrante nell’ipotetico servizio rural-social, ecc..). Insomma sono ancora aggiornato ma dopo “la delusione” di Grillo a cui auguro comunque una pausa di riflessione e una strategia, magari dei passi possibili ma innovativi socialmente, sto studiando l’economia civile e i suoi professori.
Necessita riprendere a leggere la scuola napoletana che consente di rivedere l’economia come strumento di felicità (pensate un po’) se ad essa è abbinata la fraternità, il benessere degli altri, anche partendo dall’amare il bene di sè.
Tra essi segnalo un ormai sconosciuto Paolo Doria , 1647- 1746 che sosteneva che la politica non doveva essere modellata “sopra l’idea degli uomini quali sono” bensì sulle “virtù, il giusto l’onesto” (Vita civile, p. 6, ed. Augusta, 1710)
Insomma come scrive Il prof. Bruni, che con Zamagni si rifà all’ economia civile “Non si può essere felici se sei circondato da infelici”
Un pensiero che dobbiamo ripristinare per costruire una speranza pubblica e favorire quegli uomini e donne (formati prima magari da Onlus sociali) che con giusto compenso si dedicano per 10 anni (mi par abbastanza) al bene di tutti.