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Un saluto atipico agli “esodanti” che ci lasciano a fine mese

Creato il 27 luglio 2011 da Ciro_pastore
SIAMO TUTTI INUTILI, NESSUNO E’ INDISPENSABILECome gettare alle ortiche un patrimonio di conoscenze
Un saluto atipico agli “esodanti” che ci lasciano a fine meseNo, non è un errore di battitura. Avete proprio letto giusto. Siamo davvero tutti inutili e sostituibili? Riflettevo su questo tema mentre cercavo un modo per dare un addio cumulativo a quei colleghi che a fine mese, accettando la proposta di esodo incentivato, ci lasceranno per “avviarsi a miglior vita”, passatemi il macabro ma scherzoso auspicio. Miglior vita non solo perché oggi, con i tempi che corrono, essere dipendenti del Signor INPS è molto più tranquillizzante che lottare ogni mese con i ritardi nella corresponsione degli stipendi. Miglior vita anche come possibilità, si spera non soltanto teorica, di godersi la vita attivamente e serenamente con la invidiabile finalità di “dare vita agli anni, non solo anni alla vita”.
L’esodo è diventato, però, anche lo spunto per una riflessione sulle dinamiche inerenti l’organizzazione del lavoro, con un occhio riguardo alla nostra azienda, ma non solo. Non scopro l’acqua calda se sottolineo che la massiccia parcellizzazione e la sempre più elevata specializzazione nei compiti affidati ai singoli lavoratori riduce gli individui ad ingranaggi solitari di un meccanismo sempre più lontano. L’organizzazione del lavoro, non solo nelle fabbriche improntate alle teorie tayloristiche, negli ultimi decenni ha prodotto più alienazione che partecipazione, più spersonalizzazione che collaborazione. Da più parti, si favoleggia di lavoro in rete, inteso come interazione spinta dei processi in una logica di integrazione delle conoscenze. Lo chiamano knowledge management, in sostanza preservazione e condivisione della conoscenza anche all’interno di un’azienda tramite strumenti e procedure, non solo tecnologiche.
Cosa accade, invece, nella nostra realtà aziendale? Nei prossimi mesi, per i motivi che conoscete, assisteremo ad un’emorragia di conoscenza che potrebbe mettere sulle ginocchia i processi organizzativi interni, con effetti perfino più immobilizzanti della pur drammatica emergenza finanziaria. In qualche modo, è lo stesso Management aziendale a dichiarare la difficoltà, quando stabilisce che l’esodo sarà scaglionato nel tempo, in una logica che terrà conto di quanto influisce la dipartita di ciascun lavoratore sul complesso delle attività. Peraltro, se questo è facilmente intuibile per quei lavoratori che coprono un turno, lo diventa maggiormente per quei colleghi che ricoprono posti chiave e per i quali non si è provveduto, con il necessario anticipo e la indispensabile programmazione, a creare i presupposti per il travaso delle conoscenze. Non tutti gli “esodanti”, infatti, sono ascrivibili di diritto alla categoria della “zavorra”, di cui occorre liberarsi rapidamente e senza troppi riguardi. Un’azienda che credesse ancora nel proprio futuro, si sarebbe mossa con netto anticipo creando un sistema organico che potesse favorire la condivisione delle competenze e delle conoscenze, senza limitazioni generazionali.
Assisteremo, invece, all’ennesima scena di quella lunga sequenza di atti tendenti a depauperare e svilire una cultura d’impresa, più che centenaria. Un sapere, faticosamente costruito, da intere generazioni di lavoratori e che rapidamente sta per essere liquidato da un piccolo manipolo di sconsiderati dilapidatori.
Ciro Pastorehttp://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/

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