Un sapore di ruggine e ossa, Jacques Audiard: recensione del film di Alessandra Montesanto, per MAE Milano Arte Expo: La cinepresa sempre addosso ai personaggi, come a seguire le regole di regia dei Dardenne o di Lars Von Trier: in questo caso la macchina a mano – che rende le riprese instabili come i personaggi davanti all’obiettivo – è diretta da Jacques Audiard per il suo ultimo lavoro – Un sapore di ruggine e ossa - presentato in concorso al festival di Cannes e ora nelle sale italiane, finalmente. Audiard scruta e indaga i corpi, li avvolge e li abbraccia perchè, in questo film, sono i corpi a parlare più che le voci. Il corpo forte, massiccio e tatuato di Ali: lui è un ex pugile, poi bodyguard in discoteca e guardiano di un magazzino; padre di Sam, un bambino di cinque anni, con il quale non sa rapportarsi perchè la sua comunicazione passa solo attraverso la violenza improvvisa e la rabbia istintiva. >>
Alessandra Montesanto
E poi il corpo di Stephanìe: un corpo seducente che usa per farsi ammirare dagli uomini e per lavorare; lei addestra le orche in un parco acquatico e proprio lì sarà vittima di un incidente che le porterà via le gambe. Da quel momento i destini dei due si intrecciano in un rapporto di complicità opportunistica e disperata per trasformarsi in un amore intenso, nonostante nasca dalle ferite di due esistenze arrugginite.
Il “sapore di ruggine e ossa” è, infatti, quello del sangue che sgorga in bocca quando i denti vengono spezzati da un pugno (il titolo italiano della pellicola è ripreso dall’originale e più significativo De rouille et d’os) e le ossa sono quelle frantumate dalle difficoltà, dalla perdita delle persone care, dallo smarrimento di sé.Il soggetto del film è un adattamento di un racconto di Craig Davidson, una storia calata nella realtà di oggi, in una città francese distante, per chilometri e atmosfere, dalla luminosa Parigi. La Francia (l’Italia, l’Europa, l’Occidente) in cui i due protagonisti si muovono – trascinando i loro corpi appesantiti e mutilati – è un Paese che non fa sconti, di poveri e immigrati, di sbandati e di persone sole.
Solo è Ali che non sa gestire l’affetto della sorella e del figlio, consumandosi nel sesso facile e incontri di boxe clandestini. Sola è Stephanìe che, prima dell’incidente, trascina una relazione stanca e, dopo, il suo corpo spezzato a metà; solo è quel bambino che parla poco, ma chiede attenzioni con gli occhi. Soli tutti nel barcamenarsi nelle giornate che non danno sollievo.
Ma, a poco a poco, il sole scalda il cuore e permette un bagno catartico in mare, e poi la neve – gelida e suggestiva – avvicina un padre a un figlio: un ultimo errore, un ultimo spavento ma, questa volta, la speranza si riaccende.La donna si rimette in piedi, il bambino riapre gli occhi e l’uomo si prende cura delle sue mani. Sì, perchè le ossa delle mani sono le più delicate del corpo umano; quando si rompono, il dolore è lancinante e le fratture non si rimarginano mai del tutto. Bisogna, quindi, proteggere le mani perchè con quelle si può imparare di nuovo ad accarezzare.
Alessandra Montesanto
Per scrivere ad Alessandra Montesanto: [email protected]
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Un sapore di ruggine e ossa
Film di Jacques Audiard
Con
Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts, Armand Verdure, Céline Sallette, Corinne Masiero.
Titolo originale De rouille et d’os. Drammatico, durata 120 min. – Belgio, Francia 2012
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MAE Milano Arte Expo [email protected] ringrazia Alessandra Montesanto per la recensione del film UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA di Jacques Audiard.
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