Ci sono tratti paradossali nella storia di Mona Gray, ventenne innamorata della matematica che, da quando il padre ha manifestato i primi segni di una malattia sconosciuta, ha sviluppato comportamenti compulsivi e paranoie e chiuso i suoi legami con la vita: ha chiuso con la sua più grande passione, l'atletica, e non è più in grado di abbandonarsi all'amore, dal quale si "purifica" masticando saponette. Quasi cacciata di casa dalla madre che la vuole indipendente, Mona riceve inaspettatamente la telefonata della preside della scuola elementare della sua città, che la vuole come nuova insegnante di matematica. Mona Gray non immagina certo le conseguenze delle sue sperimentazioni didattiche quando inaugura il progetto "Numeri e materiali" nella turbolenta classe seconda, dove si trova Lisa, una ragazzina che, disillusa, malinconica e aggressiva, aspetta che la madre muoia di cancro. E non si aspetta nemmeno che l'innovativo insegnante di scienze riesca a far breccia, insieme alla piccola Lisa, nelle sue insicurezze e nelle sue paure.
Tutta la storia di Mona è scandita dal suo tamburellare con le nocche e dall'apparizione di segni matematici: la giovane maestra inquadra tutto nella gabbia sicura del calcolo, delle cifre e della geometria, cercando di inserirsi in essa con i suoi rituali scaramantici e nervosi. Ma la vita non è matematica, non è regolarità e non è prevedibile quanto un'espressione: la vita sfugge, i sentimenti si dibattono, il destino non è riassumibile nei numeri che fanno capolino qua e là nella vita di Mona e dei suoi allievi. Non basta sommare delle cifre per ottenere una situazione coerente e rasserenante, esattamente come non si può pensare che un essere umano sia dato dal semplice raggruppamento dei suoi arti.
In Un segno invisibile e mio ho trovato una storia coinvolgente, a tratti eccessiva (Mona Gray sembra avere troppe stranezze per una persona sola), ma sorprendente, avulsa da ogni appiattimento sulla banalità, oltre che ricca di corrispondenze interne fra i personaggi, i ricordi e, naturalmente, il mondo dei numeri. Ho fagocitato questo libro con la curiosità di scoprirne il finale, guidata dalla scrittura leggera di Aimee Bender e dal suo particolare modo di presentare i dialoghi in successione, senza virgolette, come formule di un'equazione da sviluppare. Non so se questo effetto fosse voluto, ma, pur nella mia ignoranza in matematica, ho trovato curioso questo aspetto, che ha certamente contribuito a farmi apprezzare il romanzo.
Aimee Bender
C'è un solo aspetto negativo in tutto questo: devo rispettare la sorta di giuramento che ho fatto di non comprare libri almeno fino a che non avrò significativamente ridotto quelli in coda di lettura (quelli del progetto rilettura fanno eccezione, ovviamente). Quindi la lettura de L'inconfondibile tristezza della torta al limone dovrà aspettare, proprio ora che l'ho visto comparire sugli scaffali del mio nuovo paradiso libroso.
C.M.