Una ragazzina sta tornando a casa dal lavoro. È sera, è buio. Da un portone sbucano due braccia che l’attirano all’interno. Lei grida, ma l’assalitore riescea immobilizzarla e azzittirla. Quando tutto sembra perduto, un ringhio risuona nello scantinato, e un lupo si avventa sulla schiena dell’uomo. Poco tempo dopo, Maura Coulter, insanguinata e sconvolta, fa il suo ingresso all’Hôtel de Clercy, questa volta sotto spoglie umane. Non c’è tempo da perdere, perché quella sera la donna incontrerà il suo peggior nemico, ma anche colui che minaccia di conquistare per sempre il suo cuore. Si tratta del principe Maksìm Nikolàevich Balanov, rampollo della famiglia che per diversi secoli ha contrastato quella dei Coulter. Tuttavia è giunto il momento di una tregua... anche se la posta in gioco è troppo alta, e l’intera stirpe dei Lykaon rischia di essere annientata per sempre. Dopo il successo di Un cuore nelle tenebre, Roberta Ciuffi torna in libreria con un nuovo romanzo paranormal ambientato nel mondo dei Lykaon.
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Direttamente dalla scrivania di LiberaDopo tante saghe paranormali scritte da autrici straniere, è in uscita in libreria il secondo libro di Roberta Ciuffi sui lykaon. Nella nostra terra ci sono tante leggende, ma credo nessuna sia più presente del lupo mannaro. Per fortuna però, i personaggi di Roberta non sono davvero uomini che si riempiono di peli, solo perché la Luna in cielo è tonda e splendente. Il Lykaon secondo la leggenda, era il re di Arcadia che fu condannato da Zeus a vivere sotto la duplice forma di uomini e lupi, a seguito dell’orribile ardire del sovrano di servirgli per pasto un piatto di carne cotta di bambino. Dopo che nel primo romanzo la Ciuffi ha affrontato il dilemma del capo supremo, il Lykaon Lars, su quanto sia giusto giustiziare chi aggredisce gli uomini, in questo secondo capitolo affronta altre problematiche simili, sempre dovute alla scelta dei capi della razza di volersi confondere tra gli Altri. Le regole tra quelli di Sangue Intero sono ferree, ma anche repressive: le donne non possono mutare; anche gli uomini debbo mutare il meno possibile; non si può attaccare gli Altri; insomma si deve cercare in tutti i modi possibili di assomigliare agli umani e reprimere la natura lupesca presente in ognuno di loro. Com’è prevedibile molti si ribellano a tante imposizioni, primi fra tutti i protagonisti. La storia d’amore poi è davvero piena di passione e tenerezza: due anime affini che si riconoscono prima ancora di conoscersi. La protettività di un uomo indipendente e autoritario che però deve anche imparare ad accettare i suoi limiti e l’aiuto del prossimo. La ribellione di una donna che sente in sé un forte anelito di libertà e un gran desiderio di auto-affermazione. Roberta riesce a condurre i fili di tutte le storie, piccole e grandi, che si incrociano e si influenzano, con la maturazione come base comune. L’aspetto migliore del romanzo comunque è il suo coraggio di scrivere un lieto fine senza lo scontato miracolo. E nel momento in cui leggerete il romanzo, capirete anche voi quanto è stata brava e come sarebbe stato facile cedere alla tentazione.
R-Devo fare una confessione: non è stata una mia idea. Io ero concentrata su Lars e sulle difficoltà di una storia piuttosto lontana da quelle che ero abituata a scrivere. Mi sono accorta, a un certo punto, di non aver dotato Lars di una famiglia vivente. È nata così la figura di Roman, con il suo strascico di attriti tra fratelli, e poi quella di Maura, appena abbozzata, ma che in un solo paragrafo si definiva come un carattere molto forte e deciso. In seguito, a sorpresa, Leggereditore ha iniziato a pubblicizzare 'Un cuore nelle tenebre' come il primo romanzo di una trilogia. Bene, io avevo due fratelli e una sorella, così ho pensato: perché no?
E adesso mi dilungo su una questione: quando si scrive una serie, di solito si parte avvantaggiati. Si hanno già parecchi personaggi, le caratterizzazioni, l'ambientazione: insomma, un bel po’ di lavoro pronto. Tanto per complicarmi la vita, io ho rinunciato al mio vantaggio. Nell'accennare a Maura –protagonista di 'Un segno nelle tenebre'- avevo scritto che lei si trovava a Parigi con il nonno, Stanis Coulter, il Vecchio Lupo. E mentre andavo alla ricerca della sua storia, non mi è mai riuscito di spostarla da lì. Per cui, ambientazione: Parigi. Personaggi, tutti nuovi. E tanti! A volte rimuginavo sul perché mi fossi messa in quei pasticci. Perché non spostavo tutti a Roma, per esempio? Magari sotto casa mia, così non avrei dovuto fare nemmeno delle ricerche? Lykaon sulla Tuscolana! Sì, vabbè, non molto evocativo... Spero perciò che le lettrici apprezzino lo sforzo!
D- Senza spoilerare troppo ti debbo chiedere qualcosa dei protagonisti. Due anime affini. E’ stato difficile costruire un Capobranco con un simile difetto e non cercare un modo per dargli un lieto fine miracoloso?
R- È stato abbastanza difficile per quanto riguarda la caratterizzazione e la scrittura. Maksìm non doveva risultare un personaggio patetico, ma comunque consapevole dei propri limiti, e furioso per il non poterli superare. Se non nella sua forma non umana. Quanto a me, dovevo controllare ogni frase, ogni parola, per evitare di commettere errori. Entrare totalmente nella sua testa e agire come avrebbe fatto lui, e cioè in un modo che mi è sconosciuto, tenendo a bada quella che per me rappresenta la normalità. L'altra difficoltà era il rischio di renderlo un elemento passivo della storia, per cui l'azione fosse impossibile. Per fortuna le sue caratteristiche lykaon mi hanno dato una mano. Voglio dire, non si è mica paranormali per niente, no? Il miracolo... Sono stata tentata, ma avrebbe sprecato troppe caratteristiche interessanti del personaggio. Quanto a Maura... Nessuna difficoltà da quella parte, pur con le sue ambivalenze. Lei è una principessa lykaon e una ribelle; la sua fiamma è talmente vivida e potente che nessuno si rende conto dell'amarezza che brucia al suo interno. Nessuno, a parte qualcuno in grado di vedere in maniera diversa dagli altri.
D- Una domanda tecnica ora: è più facile scrivere un romance storico o un paranormale? E quale dei due è più facile da accantonare?
R- Per me, è infinitamente più facile scrivere un romance storico. La facile scappatoia del paranormale, cioè la possibilità di scrivere qualunque cosa –tanto, dato il genere l'attendibilità è un optional- per me non esiste. Sono tormentata dalla necessità di conferire una qualche forma di credibilità alla storia, per quanto riguarda le psicologie dei personaggi, l'ambientazione, il periodo storico. L'assunto può essere paranormale, ma tutto quello che gli ruota attorno deve avere le caratteristiche della realtà. Mi hanno fatto molto piacere i commenti sul paese che ho creato per il primo romanzo, San Raffaele (o Arcadia): in molti mi hanno detto di averlo vissuto come se fosse un posto reale. È il mio modo di lavorare e non penso di poterlo cambiare. Credo che scrivere un fantasy su un mondo completamente inventato sarebbe proprio una bella vacanza... Da entrambi i generi, alla fine di un romanzo, esco con enorme sollievo. E quasi incredulità: ma davvero ce l'ho fatta? E, a distanza, con una punta di nostalgia, perché ognuno di essi rappresenta il coinvolgimento in un'avventura, un'emozione, una passione. A volte, a mancarmi sono i personaggi, e suppongo sia il motivo per cui si scrivano le serie.
Grazie della tua disponibilità.Libera