Venezia, quale futuro?
Venezia, da anni roccaforte della sinistra, ha capitolato al centrodestra. Il risultato era largamente prevedibile. Dopo lo scandalo Mose che aveva coinvolto i vertici del comune era difficile pensare a una ripresa, anche se a candidarsi c’era il volto pulito di Casson.
Dopo anni di intrallazzi non bastava un nome per risollevare le sorti di un partito che ha dimostrato di malgovernare. Resta il fatto che la vittoria di Brugnaro ha tutto meno che l’aspetto della novità. Ci sono due punti che appesantiscono il futuro del nuovo sindaco. Il primo riguarda le alleanze: fin dall’inizio ha cercato l’appoggio della vecchia guardia rappresentata da Ugo Bergamo e poi della Lega. Questi appoggi, in sede di nomine, peseranno non poco e le vecchie volpi della politica saranno comunque al centro del potere. Il secondo punto riguarda una campagna elettorale giocata su una grande visibilità e su un grande dispiegamento di forze, soprattutto economiche. A dimostrazione, ancora una volta, che la vittoria non si conquista con le idee ma con il denaro, come d’altra parte accade anche negli USA. Come ultima perplessità aggiungo che Brugnaro si è presentato come imprenditore di successo pronto a risollevare le sorti della città lagunare. In Italia abbiamo avuto un ventennio di un altro imprenditore che voleva risollevare le sorti del paese… Certo non tutti gli imprenditori sono eguali, lasciamo perciò il beneficio del dubbio al neo sindaco. Vedremo cosa effettivamente sarà in grado di fare e quanto cambierà la città. Le premesse però non sono delle migliori…
Il dato più inquietante resta comunque quello dell'astensione. A Venezia centro storico l'astensione ha superato il 50%. Questo significa che tutta quella parte di popolazione che non ha interessi economici collegati o collegabili al governo cittadino non ha nemmeno voluto esprimere una preferenza perché tanto è certa che di fatto per lei non cambierà nulla, non ci sarà nessuno pronto a difenderla. Ma è proprio questa fetta, che poi è la maggioranza assoluta, che andrebbe ascoltata e recuperata al voto. Il vero fallimento della politica è questo e nessuno oggi dovrebbe aver voglia di brindare. Certo per governare bastano i voti di quelli che contano, bastano e avanzano per finire di spolpare Venezia.