Puteoli, Tempio di Serapide
Dicearchia entra nella storia romana con il nome di Puteoli durante i primi anni della seconda guerra punica, quando il controllo delle risorse campane costituì uno dei principali obiettivi della lotta tra Romani e Cartaginesi.
Puteoli, l’odierna Pozzuoli, colonia civium Romanorum dal 194 a.C., fu definita da Stazio “litora mundi hospita” proprio perché assunse il carattere di città cosmopolita, punto di passaggio e d’incontro di genti, lingue e culture diverse.
Chi approdava a Puteoli poteva acquistare di tutto e come un moderno turista poteva riportarsi a casa un bel souvenir con su impressa la topografia della cittadina. Il souvenir in questione è una piccola ampolla in vetro.
Fiaschetta vitrea da Populonia
Queste fiaschette fanno parte di una categoria unica di reperti che si compongono di soli nove elementi. Secondo alcuni studiosi, queste ampolle, possono aver avuto una funzione religiosa per la presenza su molte di esse di un grande tempio; probabilmente dedicato a Serapide; per di più quattro fiaschette riportano una dedica di carattere solenne.
Quindi non erano solo ricordi di viaggio, bensì ampolle sacre che gli iniziati al culto di Iside e Serapide portavano a casa come simbolo del loro pellegrinaggio al tempio di Puteoli.
Le fiaschette sono state ritrovate in diverse parti dell’impero e proprio da questi luoghi prendono il loro nome. Sette fiaschette si presentano intatte (Mèrida, Praga, Pilkington, Odemira, Roma, Ampurias e Populonia) e due in frammenti (Ostia e Colonia). Sulle fiaschette di Ampurias e di Populonia vi è la veduta di Puteoli e di Baia; su quella di Roma solo la veduta di Baia; infine, sulle restanti sei solo la topografia di Puteoli. Le fiaschette sono state classificate dalla Isings come “Forma 103″ … il tipo ha una costrizione alla base del collo, che diventa più stretto verso l’orlo…”.
L’arte vetraria a Puteoli, era da tempo conosciuta. La tecnica utilizzata era a soffiatura libera. Per ottenere la decorazione l’artigiano avrà utilizzato una rotella per abradere la superficie vitrea e per le lettere utilizzava un bulino.
Per quanto riguarda la collocazione cronologica possiamo inquadrarle in un periodo che va tra la fine del III secolo e l’inizio del IV secolo; datazione che si ricava dal fatto che la più antica “forma 103” della Isings si colloca nel III secolo. Inoltre, la tecnica utilizzata per l’incisione si può collocare nel IV secolo. Ad avvalorare l’ipotesi di questa datazione c’è la scoperta della fischetta vitrea da Mérida rinvenuta in una tomba datata tra i primi anni del III secolo e la prima decade del IV secolo, in base ad elementi ceramici, vitrei e pezzi d’osso.
Le illustrazioni, che si snodano sul corpo delle bottiglie, risultano composte secondo il punto di vista di chi arrivava in città dal mare: gli edifici sono privi di prospettiva e si articolano su tre livelli, ad indicare i terrazzamenti digradanti verso il mare su cui sorgeva la città stessa.
Le illustrazioni sono accompagnate da “etichette” che contraddistinguono gli edifici.
Le rappresentazioni sono abbastanza schematiche ma ci aiutano nella ricostruzione dei dati topografici di Puteoli.
Bibliografia
P. Amalfitano, G. Camodeca, M. Medri, I Camp Flegrei un itinerario archeologico, Marsillo editore 1990
A. M. Bejerano Osorio, Una ampolla de vidro decorada con la planta topogràfica de la cuidad de Puteoli; Mérida, exavaciones arqueòlogicas, N°8 2002, pp. 513-532.
S.E. Ostrow, The topography of Puteoli and Baiae on the eight glass flasks; Puteoli, studi di storia Antica, volume III 1979, pp 77-137
Referenze iconografiche
Fiaschetta vitrea da Populonia – www.flassway.org
Figura 3 – A. M. Bejerano Osorio, Una ampolla de vidro decorada con la planta topogràfica de la cuidad de Puteoli; Mérida, exavaciones arqueòlogicas, N°8 2002