L’anno è più o meno il 1900 e siamo nella città medievale di Cracovia, un tempo capitale del regno di Polonia, in quegli anni una città provinciale assoggettata all’Impero absburgico. Malgrado tutto questo, Cracovia è orgogliosa del proprio passato. E’ considerata la capitale spirituale della Polonia, un paese che fu diviso tra Russia, Prussia e Austria alla fine del XVIII secolo. E’ anche sede dell’Università Jagellonica, la più antica università polacca fondata nel 1364 dal re Casimiro il Grande, una delle più antiche università d’Europa e del mondo, la seconda più antica dell’Europa dell’Est, dopo quella di Praga.
Cracovia è piccola come un uovo. La chiamano piccola Cracovia perché è circondata da mura e non ha mai potuto espandersi.
A Cracovia i poeti andavano a spasso con una mantellina nera, un cappello a tesa larga e un’ampia lavallière. Si ritrovavano poi nei caffè dove c’era un cabaret letterario, come da Jama Michalikowa, dove si potevano anche leggere i giornali, che erano fissati a bacchette di legno e che solo il capocameriere poteva portare ai tavoli…
Il Trattato poetico di Czeslaw Milosz, poeta polacco tra le massime personalità artistiche europee del XX secolo, è uno scorcio storico-culturale fondamentale del Novecento polacco ed europeo. E’ costituito di quattro parti che rievocano altrettanti contesti. C’è il mondo della belle époque nella Cracovia di inizio Novecento, la vita politica e artistica di Varsavia fra le due guerre, gli stermini della seconda guerra mondiale, la parte riguardante gli Stati Uniti, in cui Milosz mette in luce la dimensione ideale della serenità e dell’equilibrio.
Il Trattato poetico di Czeslaw Milosz ha tutta l’intensità di un grande romanzo storico, la grande forza espressiva di un poema, il suono lancinante, acutissimo e terribile di un requiem, l’acutezza di una riflessione sulla storia, sull’arte, sulla responsabilità di ognuno.
Czeslaw Milosz
Trattato poetico
(traduzione di Valeria Rossella)
Adelphi
2012