Il St. Bruno è un tabacco di quelli che nel Regno Unito - sua patria d'origine - vengono definiti "da scaffale", intendendo lo scaffale del supermercato o del piccolo emporio su cui non è raro trovarlo. Nella perfida Albione se fate la spesa online servendovi della catena di supermercati Tesco potete ordinarne una busta insieme ai broccoli, al manzo o alle patate.
E' un prodotto che probabilmente nasceva (parliamo di un'epoca in cui il fumo di pipa era una pratica del tutto comune) avendo in mente come suo target di mercato la larga fascia compresa tra lo strato superiore della working class, che voleva qualcosa di meno forte degli stordenti twist e rope da minatore e quello inferiore della middle class impiegatizia, a cui magari il costo precludeva o limitava l'accesso alle miscele col Latakia o ai rarefatti Virginia puri.
Il St. Bruno e la "sua" pipa, una Peterson Irishmade Army 69
Si tratta di una miscela di Virginia curati a fuoco e - come recita l'etichetta - "other fine leaf". Per me tra le altre "fine leaves" è presente una generosa porzione di Kentucky.
E' un tabacco che trovo meraviglioso. Ha un gusto pieno, intenso, rotondo, saziante. Il gusto di una buona Porter. Se avete presente la descrizione delle vivande del pranzo con cui comincia la saga dei Buddenbrook avete anche un'idea del sapore del St. Bruno. Brucia senza problemi e lascia pipa e bocca pulite. Ha abbastanza personalità da sostenere un tête-à-tête col fumatore e al tempo stesso è abbastanza discreto da sapersi mimetizzare elegantemente sullo sfondo se lo si fuma facendo o pensando ad altro.
E a me tutte le volte che lo fumo fa venire in mente la luce sontuosa e brunita delle città anseatiche: la Lubecca dei Buddenbrook o la Danzica del mio primo incontro col St. Bruno.
Il cielo sopra ulica Mariacka a Danzica, agosto 2012