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Un tribunale 'giusto' per Paolo

Creato il 08 giugno 2013 da Www.marsala.it @@il_volatore

I due muri

«Essi avevano contro di lui (Paolo) certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù, morto, che Paolo affermava essere vivo» (Atti 25,19)

L'apostolo Paolo è incappato, molte volte, in guai giudiziari. E quando è messo alle strette reagisce argomentando con franchezza. Il passaggio che ho citato è tratto da uno dei suoi «dossier» giudiziari nel dibattimento sulla sede processuale. C'è chi vorrebbe giudicarlo a Gerusalemme (dove rischiava grosso, c'era stato un clamoroso precedente) e chi a Roma come reclama lo stesso Paolo, ebreo e cittadino romano. È questione ingarbugliata, quella in cui si viene a trovare Paolo e che è illustrata nei capitoli 24 e 25 del libro degli Atti.

Lo scrupoloso funzionario dell'impero romano ritiene giusto che il processo si svolga sotto la propria giurisdizione: Roma contro Gerusalemme. La cittadinanza romana di Paolo lo toglie dalle grinfie dei suoi feroci accusatori. Questi ultimi avevano in progetto di attentare alla vita di Paolo durante il suo trasferimento dal carcere di Cesarea a quello di Gerusalemme. Ma il trasferimento, per sua fortuna, non avverrà.

Al di là della cronaca giudiziaria è interessante notare come il funzionario descrive la nuova religione predicata da Paolo. La riassume con una battuta contenuta nelle due righe che ho citato all'inizio. In sostanza per il funzionario il maestro di «quelli della Via» (così venivano chiamati i primi cristiani) un «certo Gesù» è morto ma Paolo dice che è vivo. Di tutte le argomentazioni di Paolo, veri gioielli dell'arte oratoria del tempo, il funzionario ha capito che Gesù era morto ma adesso è vivo.

In effetti ha colto il nucleo del cristianesimo. Solo che questo nucleo per lui altro non è che una favoletta simile ad altri miti che pullulavano l'effervescenza spirituale dell'impero. E non capisce perché Paolo rischi la vita per diffondere queste fantasie religiose. Così Paolo si trova, ancora una volta, pizzicato tra un muro di granito e un muro di gomma. Tra chi lo detesta perché il suo credo sovverte l'intero sistema religioso e chi lo tollera bonariamente perché sostenere che uno è morto ma vive è fuori da ogni logica.

Quei due muri, uno di granito l'altro di gomma, ci sono ancora. Uno circonda la cittadella della religione come strumento di potere e l'altro avvolge e compatisce chi ha sete di trascendenza e spiritualità. Stretto tra questi due muri, nella sua testimonianza, Paolo non si arrende. Il Vivente l'ha incontrato e gli ha dato la forza di testimoniare ovunque del nucleo centrale. Non ci sono né applausi né medaglie. C'è solo una quotidiana fatica sostenuta dalla speranza che Dio abbatterà quei due muri.

Giuseppe Platone - pastore valdese a Milano

 


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