Un uomo a pezzi
Titolo: Un uomo a pezzi
Autore: Michael Thomas
Editore: Nutrimenti
Pagine: 492
Prezzo: € 16,58
Pubblicazione: novembre 2010
ISBN: 978-88-9584-272-1
Valutazione Libriconsigliati: consigliato.
Il romanzo di esordio di Michael Thomas, Un uomo a pezzi (Nutrimenti) si presenta con un curriculum niente male: un premio importante, l’Impact Dublin Literary Award, e recensioni positive quando non entusiastiche (vedi il “New York Times”). L’Autore poi, sembra l’incarnazione del sogno americano: nero e un po’ sfigato, dopo diversi rifiuti riesce a far pubblicare il suo romanzo e a vincere il premio più ricco del mondo che gli cambia la vita.
Fin qui la biografia ufficiale, e ci interessa perché il romanzo è in parte autobiografico (ma quale romanzo non lo è?). Del protagonista, che racconta in prima persona le sue disavventure, non viene mai rivelato il nome. Di lui sappiamo che ha 35 anni (nel mezzo del cammin…), che è nero (afroamericano, per essere politically correct), che è sposato con Claire, una wasp, e ha 2 figli C. e X . Particolare non trascurabile è completamente al verde e gli restano quattro giorni per trovare i soldi con cui pagare la retta scolastica dei figli, prendere una casa in affitto e provare a ricominciare. Quattro giorni intensi e difficili, in cui dovrà combattere lo spettro dell’alcolismo e il razzismo strisciante dei suoi connazionali, ma anche rileggere il suo passato per avere un futuro in cui sperare. Sullo sfondo la società americana con le sue ipocrisie, e i suoi modelli oppressivi e castranti.
Strutturato come un lungo monologo, il romanzo ha dei momenti molto alti dal punto di vista lirico:
C’è qualcosa di inspiegabile nei bambini che dormono in macchina, forse qualcosa che possono capire solo i genitori, e forse solo i genitori che di figli ne hanno tanti: le teste reclinate, le bocche aperte, gli occhi chiusi. La calma e la tranquillità che erano svanite dalla tua vita ritornano, ma devi fare piano – rispettare la loro calma, il loro silenzio. E devi approfittarne. È come quando parli di cose importanti che loro non devono sentire: soldi, tempo, morte, la voce ridotta quasi a un sussurro. Noi onoravamo il loro respiro, il loro silenzio, consapevoli che i loro volti sarebbero stati diversi a ogni risveglio: più vecchi di un sonnellino, sempre meno disposti a farsi addormentare.